"Quando le cose che vedi sono
eclatanti il sospetto è che ci siano degli illeciti". Lo ha
detto ai pm genovesi Rino Canavese, l'unico membro del board del
porto di Genova a votare no alla trentennale proroga del
terminal Rinfuse ad Aldo Spinelli. "Ogni pratica di Spinelli
doveva essere un sì" ha detto il savonese ex presidente del
porto di Savona prima della fusione. "L'unico a insistere su una
rapida approvazione era Signorini" ha chiarito Canavese che in
un'intercettazione diceva "Signorini si è bevuto il cervello" e
"deve esserci qualcosa di strano sotto, non è normale". "Quando
interloquivamo con lui su altre pratiche era disinteressato,
quando si parlava di Spinelli era interessatissimo e non facevi
in tempo ad affrontarle che erano già approvate".
Canavese ha detto di non sapere niente dei viaggi a
Montecarlo dell'ex presidente del porto di Genova: "Abito a
Savona e non ascolto 'radio banchina' - ha chiarito in
riferimento alle voci che circolavano in porto a Genova - ma poi
ho saputo invece che da tempo si parlava delle utilità ricevute
e dell'assidua frequentazione". Per Canavese rispetto al
terminal Rinfuse "sarebbe stato più logico procedere con il
rilascio di una licenza di 4 anni, rinnovabile in attesa di
capire l'evoluzione del piano regolatore portuale. Lo strumento
della licenza avrebbe consentito all'adsp (Autorità portuale) di
avere in casa un bene, al contrario della concessione".
Canavese aveva studiato il piano industriale presentato da
Spinelli per ottenere la proroga: "Era inverosimile che si
potesse fare un investimento di 70 milioni per le rinfuse visto
che il sito è già attrezzato, mentre quell'investimento era
compatibile in vista di un terminal container" e "sapevamo che
con la costruzione della diga lì le rinfuse non ci sarebbero più
state. Era uno specchietto per le allodole".
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