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A Genova il racconto su Marconi, fra cronaca e storia

A Genova il racconto su Marconi, fra cronaca e storia

Protagonista un cuoco salvato e poi deluso dall'inventore

GENOVA, 06 agosto 2024, 10:58

Redazione ANSA

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Nel 1909 il transatlantico "Republic" venne speronato in mare aperto. I circa 1700 passeggeri si salvarono grazie al telegrafo senza fili inventato da Guglielmo Marconi che permise di lanciare l'allarme richiamando sul luogo della sciagura ben quattro navi. Fu quello probabilmente l'evento più clamoroso che convinse finalmente il mondo intero della bontà dell'invenzione di Marconi.
    Quell'episodio è al centro dello spettacolo "Io e Marconi", proposto ieri sera in piazza San Matteo a Genova nell'ambito del Festival "In una notte d'estate" realizzato da "Lunaria teatro".
    Il lavoro porta la firma di Luca "Sgammas" Guiducci con la regia di Francesco Patanè. Entrambi sono anche protagonisti sul palcoscenico insieme a Sara Zambotti che ha pure collaborato ai testi.
    "Io e Marconi" è uno spettacolo originale che mescolando linguaggi e toni diversi vuole raccontare una delle invenzioni più straordinarie nella storia dell'umanità, una invenzione che è alla base di tutta la nostra tecnologia. E attraverso l'invenzione ripercorre anche, a 150 anni dalla nascita di Marconi, la controversa esistenza dell'illustre inventore, dai suoi primi passi nella scienza, alle formidabili affermazioni internazionali, alle simpatie per Mussolini con l'adesione al fascismo. Ironia della sorte, spiegano gli autori, la radio creata da Marconi diventa prima strumento di propaganda per il fascismo e poi si ritorce contro grazie al pullulare di emittenti libere che dall'Italia e dall'estero smentiscono le menzogne di Mussolini.
    Lo spettacolo è dunque un lungo racconto che ha per protagonista un genovese, cuoco nella "Republic", Domenico: lui non conosce Marconi, non sa nulla delle sue ricerche, ma quando scopre di essere stato salvato dal telegrafo diventa un fan dell'inventore e lo segue da lontano, fino alla delusione (lui, prima anarchico e poi partigiano) nel vederlo colluso con il fascismo. Il racconto di Domenico (il bravissimo attore e regista Patanè, abile nel regalare al personaggio molteplici sfumature fra ironia e drammaticità) è punteggiato dalla Zambotti che in veste di radiocronista si inserisce con informazioni fra la cronaca e la scienza, mentre guiducci fa da spalla all'attore o si trasforma in un abilissimo cantastorie, cantando, suonando la chitarra e azionando il theremin uno storico strumento del 1920 consistente in due antenne alle quali l'esecutore avvicina la mano modificando in modo continuo altezza e intensità dei suoni prodotti. Spettacolo godibilissimo che racconta una storia reale e affascinante con ironia e verve.
    Pubblico numeroso, calorosi applausi.
   

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