"Le nostre vite cominciano a finire
il giorno in cui stiamo zitti di fronte alle cose che contano".
È stata una frase di Martin Luther King a chiudere l'intervento
di Egle Possetti, portavoce del comitato Parenti vittime di
Ponte Morandi nel corso della commemorazione per i 6 anni dalla
tragedia. Un intervento che è partito dal processo in corso e
dalla ricerca della verità. "Siamo lottando insieme ai nostri
legali ed alla Procura per l'emersione dell'unica verità
possibile - ha detto Possetti - contro ogni mistificazione,
contro ogni tentativo di purificare l'acqua che scorre intorno a
noi e che cerca
di lavare via il segno lasciato dalla perdita di 43 persone". Un
tema che si lega, inevitabilmente, a quello della memoria, con
l'inaugurazione a novembre, di quello che sarà un luogo
simbolico. "Il Memoriale, importantissimo luogo di ricordo e
consapevolezza collettiva sta prendendo forma - ha ricordato -
speriamo presto di poterlo inaugurare con l'enfasi necessaria e
la solennità che merita, affinché diventi luogo di espiazione,
di conoscenza storica, di monito costante, di ricordo perenne,
contro ogni tentativo di rendere nebulosa la memoria collettiva,
che purtroppo si sta dileguando nel tempo, la memoria sopita è
conveniente, anche per il potere economico che sta ricevendo un
duro colpo dopo l'emersione del marciume alla base della
tragedia, quanto emergerà nel processo dovrà essere gridato,
dovrà essere illuminato per rispetto a quelle vite che si sono
volatilizzate e per tutti noi cittadini che abbiamo bisogno di
continuare a sperare che qualcosa intorno a noi sia ancora
limpido". E poi l'impegno per promuovere un disegno di legge per
dare dignità alle vittime "dell'incuria, come ha sottolineato
Possetti nell'intervenuto. "Speriamo possa essere anche un
nostro dono per il futuro, segno del lavoro fatto, dell'impegno
portato avanti in questi anni, auspichiamo che la futura legge
non debba mai più essere utilizzata, segno che la tragedia del
Ponte Morandi avrà segnato una svolta".
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