Al Teatro della Gioventù di Genova, gremito, è stato presentato il volume "Siamo la Fossa dei Grifoni e gridiamo Genoa alè", il cui ricavato verrà devoluto alla fondazione Gigi Ghirotti che assiste i malati terminali e le loro famiglie. Scritto dal giornalista Massimo Calandri, il volume racconta in 540 pagine ben più della complessa storia di un gruppo di appassionati tifosi. E' uno spaccato di vita e di un calcio che ormai non esiste più, come ha raccontato dal palco l'autore assieme al gruppo di lavoro che in due anni di ricerche ha permesso di completare un volume che non ha tralasciato alcun particolare.
La Fossa dei Grifoni, nata nel 1973 e rimasta viva per vent'anni fino allo scioglimento nel 1993, è stata il cuore pulsante della Gradinata Nord, la culla del tifo rossoblù, e nel libro si raccontano le storie di chi l'aveva creata. Alcuni di loro sono nel frattempo scomparsi. Un centinaio le interviste fatte da Calandri con un lavoro certosino. Tante le fotografie che aiutano a fissare i ricordi, alcune in bianco e nero che immortalano un calcio ormai scomparso.
Sul palco per la presentazione anche i rappresentanti della Gigi Ghirotti che si sono collegati telefonicamente con il fondatore, il professor Henriquet, che ha personalmente ringraziato per l'iniziativa. Presente anche lo storico capitano del Genoa Claudio Onofri che ha raccontato alcuni aneddoti e soprattutto cosa significava, da giocatore, girarsi verso la Gradinata e avere dalla propria parte la Fossa dei Grifoni.
La scelta narrativa consente al lettore di conoscere attraverso i racconti dei tifosi genoani anche i cambiamenti della società italiana in quegli anni. Vi sono, senza filtri, anche i racconti degli scontri con altre tifoserie, delle "battaglie" vinte e perse in un epoca in cui non esistevano i settori riservati agli 'ospiti', tanto meno era prevista la scorta delle forze dell'ordine ai pullman e ai treni, neanche a parlarne di controlli agli ingressi degli stadi. Tanti i protagonisti dell'epoca in platea, quasi tutti con i capelli ingrigiti, ma molti anche i giovani genoani che ne hanno raccolto l'eredità e hanno intonato dei cori.
Spiega Massimo Calandri: Emergono "storie di bandiere e cori, risse e fratellanza. Di interminabili viaggi in treno, coreografie hollywoodiane, scontri con le forze dell’ordine, coltellate, fumogeni. I panini e le sciarpe, la droga e le pistole, i cortei, la galera, l’alcol. Le (molte) sconfitte, i successi (pochi). Scherzi, risate. Amori a prima vista, delusioni cocenti. Un senso strano e romantico di comunità, di famiglia".
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