Era buono, Giovanni Battista Macciò, detto Francesco, l'operaio di 52 anni morto sull'asfalto nel terminal Psa di Genova Pra' schiacciato da una ralla. Era un operaio, un camallo. Ma soprattutto era quel che si dice, quel che tutti dicono, "una brava persona".
Era buono e sempre disponibile tanto da stare sempre al fianco dei parenti delle vittime del Ponte Morandi, del cui Comitato era membro, che oggi lo ricordano così: "Oggi è un giorno di lutto per tutta la città, per tutto il paese, di grande lutto per il nostro Comitato, uno di noi ha perso la vita stanotte durante il suo lavoro, Francesco, una persona buona, una grande persona, un uomo che con la sua famiglia è stato vicino in modo particolare alle nostre famiglie fin dal 14 agosto 2018, era con noi sempre ogni 14 agosto, era con noi domenica per l'inaugurazione del Memoriale. Siamo sconvolti e siamo vicini con tutto il cuore a Roberta e Lorenzo. Un giorno che non sarebbe mai dovuto arrivare, un'altra morte sul lavoro che non ha senso. Un mondo alla rovescia".
Era buono Giovanni, detto Francesco, la cui morte improvvisa nel buio della notte scorsa "ha scosso la piccola comunità di Missano", la frazione di Castiglione Chiavarese (Genova) dove il dipendente della Culmv viveva con la moglie Roberta Costanzo e con il figlio Lorenzo di 20 anni. "E' una autentica tragedia - ha detto il sindaco di Castiglione Chiavarese Giovanni Collorado -. Giovanni è sempre stato un grande lavoratore e sempre pronto a dare una mano".
Scriveva Edgar Lee Master in Spoon River: "fu proprio come sempre nella vita: qualcosa mi tirò giù dall'esterno, la mia forza non mi abbandonò mai". E così lo ricordano i suoi amici, gli operai, i camalli di Genova. Forte, generoso. Buono.
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