(ANSA) - BERGAMO, 17 LUG - Non si parlerà più di Mohamed Fikri per l'omicidio di Yara Gambirasio. Il marocchino fermato nei primi giorni delle indagini sulla scorta di una intercettazione tradotta male e poi scagionato, non deporrà, come chiesto dalla difesa di Massimo Bossetti; né entrerà nel dibattimento la documentazione del procedimento a suo carico, chiuso con un'archiviazione, perché la sua posizione è "irrilevante" nel processo al muratore di Mapello, oltre a essere già stata vagliata da un altro giudice.
Non si parlerà in aula nemmeno di quelle nove ricevute di un motel in cui la moglie di Bossetti, Marita Comi, avrebbe incontrato uno dei suoi presunti amanti. Anche questo è irrilevante perché, nonostante quanto sostenuto dall'accusa, gli incontri sono di molto successivi al delitto della tredicenne di Brembate Sopra.
Potranno invece essere eventualmente sentiti i due uomini indicati come amanti di Marita nelle indagini, qualora dovesse rivelarsi utile. Il pm Letizia Ruggeri lo ritiene per ricostruire l'ambiente familiare di Bossetti che la coppia descriveva come idilliaco e che, invece, qualche falla l'ha evidenziata. I giudici della Corte d'assise di Bergamo, presieduti da Antonella Bertoja, circoscrivono il perimetro delle prove entro il quale accusa e difesa si batteranno in un processo che entrerà nel vivo a settembre e nel quale sono previste altre 20 udienze fino a dicembre.
Sfoltiscono la lista delle prove respingendo la richiesta degli avvocati di Bossetti (presente in aula anche oggi) di rivalutare, acquisendone i fascicoli, due altri casi di cronaca nera bergamaschi: l'omicidio di Eddy Castillo, dominicano ucciso vicino alla discoteca Sabbie Mobili, poco distante dal campo in cui fu trovata il corpo di Yara (per quel delitto c'e' già una condanna all'ergastolo) e quello di una ragazza indiana trovata annegata nel Fiume Serio (per questo fatto, qualificato come suicidio è intervenuta un'archiviazione). Per i giudici questi due episodi nulla c'entrano con la tragedia di Yara anche se gli avvocati di Bossetti hanno spiegato che, come nel caso di Fikri, non era loro intenzione indirizzare la Corte su altre piste ma dimostrare come le indagini siano state fatte a senso unico ("Qui si sta celebrando il processo a un imputato del quale si deve decidere la colpevolezza o l'innocenza, non è un processo alle indagini", ha avvertito uno dei legali dei famigliari di Yara). Nessuno spazio, come da Codice di procedura penale, per una valutazione delle "qualità psichiche dell'imputato indipendenti da cause patologiche": quindi no alla testimonianza di psicologi del carcere. E se questo vale per Bossetti, ancor più vale per Yara anche se la difesa chiedeva di sentire esperti sulla psicologia della ragazza per dimostrare che Bossetti e la vittima non potevano conoscersi. "Massimo Bossetti e Yara non si conoscevano né si potevano conoscere - avevano argomentato gli avvocati - Yara era una ragazzina ingenua, immacolata e con la vita di una bambina, un fiore: se l'obiettivo dell'accusa è il contrario vogliamo sentircelo dire chiaramente". (ANSA). RT/