Negli atti acquisiti fino a ora
dalla Procura di Bergamo, che indaga su presunte responsabilità
nelle morti per Coronavirus nella provincia tra le più colpite
dalla pandemia, non è stato trovato un solo atto scritto che
disponesse la riapertura del Pronto soccorso dell'ospedale di
Alzano, chiuso e poi riaperto dopo alcune ore per la scoperta di
due casi di covid il 23 febbraio dell'anno scorso.
In questo filone d'inchiesta sono indagati anche Francesco
Locati e Roberto Cosentina, dg ed ex direttore sanitario
dell'Asst Bergamo Est, che avrebbero dichiarato il falso "in
atti pubblici" quando, scrissero che erano state adottate "tutte
le misure previste", mentre in realtà era "incompleta" la
"sanificazione del PS e dei reparti del Presidio".
L'inchiesta procede per epidemia colposa con l'aggravante
"della morte di più persone" e quello sul Pronto soccorso
dell'ospedale di Alzano è solo uno dei tre filoni dell'indagine
del procuratore Antonio Chiappani e dell'aggiunto Maria Cristina
Rota: gli altri riguardano la mancata applicazione della zona
rossa ad Alzano e Nembro e le morti nelle Rsa.
Vi è poi il capitolo delle scelte che sarebbero state fatte
senza seguire nemmeno il piano pandemico in vigore che risulta
non aggiornato dal 2006. Nelle settimane scorse, i pm
bergamaschi erano stati a Roma dove avevano sentito come
testimoni tra gli altri, il ministro della Salute Roberto
Speranza, il numero uno dell'Iss Silvio Brusaferro, il
coordinatore del Cts Agostino Miozzo e altri tecnici.
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