Impianti chiusi non significa piste da sci chiuse. È questa la sostanza dell'interpretazione data dalla Regione Lombardia al quesito urgente posto dal prefetto di Sondrio, Salvatore Pasquariello, che nei giorni scorsi aveva vietato la pratica che stava prendendo piede in alcune località di Valtellina e Valchiavenna da parte di sciatori che raggiungevano, in taxi o con navette, le cime dei comprensori per poi scendere lungo i pendii innevati con gli sci ai piedi.
Il direttore della Funzione specialistica dell'area programmazione e relazioni esterne Sport e Grandi eventi sportivi di Regione Lombardia, Simone Rasetti, ha scritto infatti che non ritiene fondata l'ipotesi di interpretare in modo estensivo l'espressione "impianti nei comprensori sciistici contenuta nel decreto della presidenza del Consiglio sino a includere le piste". Ma ora Pasquariello ha mandato una lettera urgente al Governo per avere, con urgenza, da Roma una corretta valutazione della situazione.
Secondo il prefetto, infatti, sussistono significative differenze tra "pista da sci" ed "area innevata", in quanto la prima è un'area in concessione - con neve battuta - gestita da un privato o da una società che ne è responsabile ai fini della vigilanza e della sicurezza ed è sottoposta a collaudi prima dell'apertura al pubblico.
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