"Si richiude la scuola: abbiamo
fallito tutti, chiudere le scuole è una decisione gravissima.
Non per colpa del mondo della scuola, ma di tutto quello che gli
ruota intorno. Avremmo potuto farcela, in gran parte d'Europa ce
l'hanno fatta e da ben prima di noi": lo afferma Daniele Nappo,
direttore dell'Istituto Freud di Milano, oltre 750 studenti
delle superiori, preannunciando una ricerca-focus sui danni
nell'apprendimento per i giovani costretti a un apprendimento a
zig-zag.
"Il presidente dell'Istituto superiore di sanità, Silvio
Brusaferro, ha chiarito che i dati attestano che la trasmissione
del virus a scuola è limitata - sottolinea il dirigente -.
Accettare l'interruzione delle lezioni in presenza è complicato
se ogni sera ci sono centinaia di ragazzi in giro nei luoghi
della movida, senza controlli sugli assembramenti. Nonostante
le incertezze, la chiusura delle scuole è stata una delle misure
restrittive decretate con maggiore disinvoltura: sia perché la
correlazione tra scuole aperte e maggiori contagi di fatto è
stata sempre data per scontata, sia perché è uno dei
provvedimenti più semplici da attuare".
Alla fine tre mesi non sono bastati, per salvare la scuola
italiana, non siamo stati in grado di costruirle intorno
sicurezza - viene osservato -. Ma le cose richieste non erano
irrealizzabili. Incrementare corse e capienza dei mezzi
pubblici, in città ma "tutto è come prima" fra bus e metro;
scaglionare con efficacia ingressi e uscite, partire con un
piano di screening con tamponi rapidi nelle classi dove fosse
avvertito un caso di positività per sgravare il sistema degli
esami molecolari e non bloccare intere classi e istituti.
"Tranne che per chi ci lavora, la scuola non è mai stata in
cima alla lista delle precedenze, ma delle preoccupazioni. Sono
i giovani a pagare, adesso. Pagheremo tutti, domani, per questo
buco nero educativo senza precedenti", conclude Nappo.
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