Il pm di Milano Paolo Storari verrà interrogato mercoledì prossimo, il 19 maggio, a Brescia dal procuratore Francesco Prete sul caso dei verbali dell'avvocato Piero Amara. Il pm ha ricevuto un invito a comparire ed è indagato per rivelazione del segreto d'ufficio.
Storari era già stato interrogato dai pm di Roma l'8 maggio scorso. Poi, l'indagine è stata trasferita a Brescia (competente sui magistrati milanesi) perché lo stesso pm nel suo primo verbale ha ribadito che, nell'aprile 2020, consegnò proprio a Milano i verbali all'allora consigliere Piercamillo Davigo. E lo fece per autotutelarsi dato che, a suo dire, il capo della Procura milanese Francesco Greco ritardò per mesi le iscrizioni nel registro degli indagati utili per andare a verificare l'attendibilità o meno dei racconti dell'ex legale esterno di Eni sulla presunta loggia Ungheria. Amara e altre due persone vennero iscritte solo nel maggio successivo.
Nel primo interrogatorio, davanti ai pm romani, il pubblico ministero ha già rivendicato la legittimità del suo operato. "Tecnicamente - ha chiarito il suo legale, l'avvocato Paolo Della Sala - il dottor Davigo era persona autorizzata a ricevere quegli atti, tale si era qualificato, e in tal senso aveva autorizzato il dottor Storari". In quel breve faccia a faccia nella Capitale, però, Storari non sarebbe entrato nel merito della gestione del fascicolo sul cosiddetto 'falso complotto Eni' (coordinato anche dall'aggiunto Laura Pedio), nel quale tra dicembre 2019 e gennaio 2020, vennero raccolte le dichiarazioni di Amara. Cosa che, invece, potrebbe fare, rivelando una serie di dettagli, nell'interrogatorio a Brescia. Carte alla mano, tra cui una serie di email, infatti, Storari sarebbe pronto a chiarire che a più riprese scrisse a Greco per esporgli la necessità di effettuare iscrizioni, invitando anche a tenere sempre presente la possibilità che Amara stesse calunniando diverse persone. Lo stesso Amara, al contempo, in quei mesi veniva molto 'valorizzato' per altre sue dichiarazioni, così come l'ex manager di Eni Vicenzo Armanna, dai pm del caso Eni-Nigeria, su cui la Procura milanese puntava molto e finito con 15 assoluzioni. Tant'è che nell'immediatezza di un suo interrogatorio venne stralciato un passaggio del verbale, quello in cui l'avvocato siciliano gettava ombre sui giudici e sulle difese del caso nigeriano, per essere trasmesso a Brescia in vista di un'indagine, che poi è stata archiviata.
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