"Non è di marmo, bronzo" ma è
"impastato di riconoscenza, di ammirazione e di grande stupore"
il "monumento che si dovrebbe fare" a "infermieri, operatori
socio-sanitari, ausiliari socio-assistenziali". E' quanto ha
scritto l'arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, nella
lettera intitolata per l'appunto "Dovrebbero farle un monumento"
che ha dedicato agli operatori sanitari.
"Le Sue mani, carissima, carissimo, sanno dell'umanità molto
più di tanti sapientoni che in ogni momento pronunciano
sentenze, scaricano quantità di parole, fanno scendere sulla
povera gente piogge di interminabili sequenze di immagini",
scrive l'arcivescovo nel testo che consegnerà personalmente nel
corso delle sue visite nelle strutture ospedaliere.
"Voi tutti - aggiunge - siete la risposta pronta alla
chiamata. Siete la parola rassicurante quando si è preoccupati.
Siete il sorriso amico, che nessun manuale può prescrivere,
quando ci si sente scoraggiati. Siete la battuta pronta, quando
c'è il clima adatto. Siete il rimprovero fermo, quando ce n'è
bisogno", prosegue Delpini.
L'arcivescovo di Milano rivela inoltre che "i cappellani che
passano in reparto, i preti che visitano i malati a casa mi
raccontano storie edificanti di quello che persone come Lei
riescono a fare: curando i corpi, distribuendo medicine,
medicando ferite si avviano anche percorsi di saggezza, di
conversione, di ritrovata speranza e stima di sé".
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