La ripartenza? Non è mai avvenuta. E' la denuncia di 29 diverse associazioni di lavoratori dello spettacolo tra cui Bauli in piazza, che hanno redatto un documento, dal titolo 'Nessuna giornata storica' da presentare al mondo della politica, per dire che "la riforma del settore dello spettacolo che il ministro Franceschini ha definito una legge rivoluzionaria per noi non lo è".
"Questa è stata raccontata come l'estate degli spettacoli dal vivo, ma il nostro mondo - hanno sottolineato gli addetti ai lavori in una conferenza stampa via zoom - ha lavorato in maniera parziale e molti sono stati costretti a cambiare lavoro". Per questo "serve una vera legge, nonché un supporto al settore". "Siamo qui a riunirci da un po' - ha detto Elio Germano in un contributo video - la pandemia ci ha fatto ricordare che siamo pieni di problemi: a parte il ministro della cultura, io farei un appello al ministro della salute perché c'è anche la salute mentale dei cittadini da tutelare in quest'epoca di deriva culturale".
Per Germano, "lo spettacolo dal vivo è ripartito molto poco e solo favorendo grandi nomi, mentre arte, teatro e musica che nascono dal basso sono fermi. E' una situazione molto grave e speriamo di essere ascoltati dalle istituzioni". In particolare, "va fatto uno sforzo mai fatto prima in Italia per considerare gli artisti una categoria, come è definita dallo statuto europeo del 2007: dobbiamo fare lo sforzo di individuare chi sono gli artisti e considerarli in quanto tali, risarcendo chi non ha lavorato. Bisogna restituire dignità a chi fa questo lavoro perché - ha concluso - fa un servizio pubblico fondamentale come la sanità e l'istruzione".
Le associazioni, in particolare, chiedono che la riforma "riconosca la natura discontinua dei lavori dello spettacolo, instaurando una misura che, in linea con gli altri paesi europei in termini di durata e accessibilità, tuteli dalla fluttuazione di reddito tipica del settore".
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