Alcune decine di attivisti di
Fridays for future si sono ritrovati davanti la sede dell'Eni di
San Donato Milanese (Milano) per protestare contro la
multinazionale, ritenuta colpevole di "crimini contro l'umanità
e contro il pianeta". I manifestanti, vestiti con camici bianchi
in stile polizia scientifica, hanno ricreato una sorta di scena
del crimine, delimitando l'area con del nastro giallo e
disegnando delle sagome sull'asfalto.
Gli ambientalisti hanno quindi elencato i loro "capi
d'accusa" nei confronti dell'azienda: "Conflitto d'interessi con
Putin, truffa aggravata nei confronti dei cittadini, ecocidio,
colonialismo e tangenti". Le accuse, stampate su grossi
cartelloni, sono state affisse sui muri dell'azienda.
"Il commercio di gas di Eni con la Russia frutta alla
multinazionale un miliardo all'anno. Il 16% del petrolio
commerciato da Eni arriva da Mosca - gridava al megafono una
delle manifestanti - e nonostante la guerra, la multinazionale
ha continuato a comprare gas dalla Russia alzandone i prezzi".
Durante la protesta si è alzato il coro "One solution:
revolution" (una soluzione: rivoluzione, ndr.), ed è stato
esposto uno striscione con la scritta "Eni criminale: devasta i
territori e il clima, fa affari con i dittatori".
Per concludere la dimostrazione alcuni partecipanti si sono
stesi a terra, mentre altri fingevano di effettuare dei rilievi.
Davanti alla sede dell'Eni sono stati disegnati i contorni di
alcuni corpi, con al loro fianco la scritta "No al gas, no al
carbone".
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