La difesa dei diritti e della
sicurezza sul lavoro, insieme al 'no' al riarmo e alla spinta
verso una soluzione diplomatica del conflitto in Ucraina. Sono
questi i filoni principali che hanno accompagnato il corteo
milanese del primo maggio. Migliaia di persone, dopo due anni di
stop forzato causa Covid, sono tornate in piazza per la
tradizionale manifestazione dei lavoratori.
In testa al corteo, dopo gli stendardi e i vessilli della
Regione Lombardia e dei Comuni di Milano, Sesto San Giovanni e
Cormano, lo spezzone dei sindacati confederali Cigl, Cisl e Uil
uniti dallo striscione 'al lavoro per la pace' e accompagnati
dalle note di 'Bella Ciao' e dalle canzoni di Calcutta e dei
Negrita.
Tante le bandiere della pace e quelle delle varie sigle,
dalla Fillea Cgil di Milano alla Fiom Cgil - i cui delegati
hanno sfilato intonando 'Bandiera Rossa' - fino ai
rappresentanti della Filcams.
Dopo i sindacati presente lo spezzone del Pd metropolitano di
Milano - 'senza diritti non è lavoro: la precarietà non è vita',
lo striscione dei dem - seguiti da alcuni esponenti di Sinistra
italiana e di Rifondazione comunista. Più staccati ci sono i
rappresentanti di Lotta comunista, molto numerosi, che hanno
chiuso il corteo in piazza Duomo e in piazza della Scala insieme
alla sigle confederali.
Tra le tante bandiere rosse spuntano cartelloni contro
"l'invasione russa e tutte le guerre". Forte la critica
"all'imperialismo", come si legge su uno striscione: 'Kiev come
Belgrado, Kabul, Tripoli e Damasco: guerre dell'imperialismo
unitario'.
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