La realtà virtuale e quella
aumentata offrono una possibilità di autonomia in più ai ragazzi
che soffrono di disturbi dello spettro autistico. Lo rileva un
progetto del Politecnico di Milano dal titolo 5A (Autonomie per
l'Autismo Attraverso realtà virtuale, realtà Aumentata e Agenti
conversazionali) realizzato con Fondazione Sacra Famiglia e
Irccs E. Medea - Associazione La Nostra Famiglia, con il
contributo di Fondazione Tim, e presentato in vista della
Giornata mondiale della consapevolezza sull'autismo del 2
aprile.
Il progetto si concentra sulla mobilità cittadina come primo
contesto da investigare. La realtà virtuale permette alla
persona di esercitarsi a usare i mezzi pubblici immergendosi con
un visore nell'ambiente digitale che simula spazi e attività che
si vivono su treni e metropolitane. La realtà aumentata supporta
invece coloro che usano i mezzi pubblici nel mondo reale
generando, su tablet o smartphone, informazioni visive che
appaiono sovrapposte alla visione dell'ambiente circostante e
aiutano le persone a capire come muoversi. Entrambe le
applicazioni sono integrate con un agente conversazionale, una
sorta di compagno virtuale che dialoga con la persona.
Le applicazioni 5A sono state co-progettate da un team
multidisciplinare composto da ingegneri e interaction designer
del Politecnico di Milano, e specialisti di autismo dei due
partners clinici. Nei centri dei partner si è svolta la
sperimentazione che ha coinvolto 27 adolescenti con disturbi
dello spettro autistico e otto terapisti.
"Per ora, la tecnologia che abbiamo creato sembra aiutarli
davvero a usare i mezzi pubblici in modo più sicuro e
consapevole. In futuro vorremmo aiutare le persone ad affrontare
la complessità anche in altri contesti, ad esempio l'accesso in
ospedale, la visita ai musei, lo shopping in un grande centro
commerciale", spiega Franca Garzotto, docente di Sistemi di
Elaborazione delle Informazioni al Politecnico di Milano e
Responsabile Scientifica di 5A.
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