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A Milano migliaia in piazza a difesa del servizio sanitario

A Milano migliaia in piazza a difesa del servizio sanitario

'Urgente risolvere il problema delle liste d'attesa'

MILANO, 01 aprile 2023, 17:49

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sono quasi 3 mila, secondo gli organizzatori, le persone arrivate in piazza Duomo a Milano per manifestare "in difesa del servizio sanitario nazionale" nell'ambito della mobilitazione 'Sani come un pesce?', promossa tra gli altri da Medicina Democratica, Campagna Dico 32, Forum per il Diritto alla Salute, Rete Europea Contro la Commercializzazione della salute.
    L'evento rientra nella Giornata Europea contro la commercializzazione della salute del 7 aprile. In piazza ci sono bandiere di Sinistra italiana, un grande striscione del Pd di Milano, bandiere dei Verdi e del Movimento 5 stelle.
    "Oggi ci rivolgiamo da un lato ai cittadini a cui chiediamo di mobilitarsi perché il rischio è che il servizio sanitario nazionale scompaia per sempre - ha spiegato Vittorio Agnoletto di Medicina Democratica -. E ci rivolgiamo alle istituzioni regionali e nazionali che devono intervenire immediatamente per risolvere il problema delle liste d'attesa. Tutte le strutture private accreditate devono fornire visite ed esami con lo stesso tempo di attesa per chi arriva col servizio sanitario pubblico e per chi arriva privatamente. Ma non può essere il portafoglio a decidere se uno può essere curato o no".
    Alla fine delle mobilitazione verrà lanciata "una tristissima gara e più o meno ogni settimana dichiareremo il vincitore cioè chi ha le liste d'attesa più lunghe - ha concluso Agnoletto -.
    Ad oggi c'è un record a Milano che riguarda 50 mesi di attesa per una prostatectomia". Sul palco si sono alternati gli interventi di personalità del mondo della medicina come Silvio Garattini, oppure di esponenti dei sindacati della sanità di altri Paesi europei collegati dalla Francia e da Belgio.
    A portare la sua testimonianza anche Francesca Colciaghi, vicepresidente Arsi, Associazione Ricercatori in Sanità Italia, che ha raccontato la difficile precarietà lavorativa dei ricercatori in Italia, che inoltre guadagnano anche molto meno rispetto ai colleghi di altri paese europei. Anche l’attore Moni Ovadia ha aderito alla mobilitazione. “Il processo che si sta verificando è quello di portare la nostra sanità a privato e ridurre il pubblico a essere irrilevante, come negli Stati Uniti - ha commentato -. Questo significa privatizzare la salute e quindi l’essere umano”. Sul palco un grande striscione con la scritta: “La salute non è una merce. La sanità non è un’azienda”.
   

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