"Lo sgombero violento del presidio in
difesa dei suini del rifugio a Sairano di Zinasco (Pavia),
iniziato questa mattina all'alba, si è concluso con la strage di
9 maiali ancora perfettamente sani".
Così Sara d'Angelo, coordinatrice della Rete dei santuari di
animali liberi in Italia.
Gli attivisti presenti "denunciano con forza la violenza
inaudita esercitata da parte di un dispiegamento di forze
dell'ordine di dimensioni impressionanti su persone pacifiche e
inermi. Tutti i presenti sono stati strattonati, gettati a
terra, manganellati, presi a calci. Alcuni manifestanti hanno
riportato ferite e avrebbero necessitato dell'intervento
dell'ambulanza. Non è stato consentito che si avvicinasse. Altri
sono stati caricati sulle camionette e portati in caserma e in
questi stessi minuti un presidio solidale chiede che siano
rilasciati. Dopo aver spazzato via anche l'ultima resistenza -
prosegue d'Angelo - , i veterinari di Ats sono entrati e hanno
provveduto a uccidere i 9 suini. E' stato impedito ai
responsabili del rifugio e ai veterinari di fiducia di essere
presenti per accertarsi che venissero rispettati i criteri di
una corretta eutanasia. Il timore è che lontano da occhi
indiscreti si sia proceduto all'uccisione inseguendo nei recinti
gli animali terrorizzati. I corpi senza vita sono infine stati
gettati con una ruspa nel cassone di un camion per la raccolta
di rifiuti speciali". Gli attivisti denunciano inoltre "la
devastazione gratuita che è stata prodotta all'interno del
rifugio, dove tutte le recinzioni e le strutture sono state
completamente distrutte. Gravissimo anche il fatto che con
un'epidemia in corso parte del personale intervenuto ed entrato
all'interno del rifugio non indossasse alcun dispositivo di
protezione per impedire di portare il virus". Quanto abbiamo
vissuto è qualcosa di assolutamente inaudito - conclude d'Angelo
- . Faremo di tutto perché la vergogna di questa giornata non
passi sotto silenzio e soprattutto perché non si ripeta in
nessun altro spazio liberato. Non permetteremo che gli animali
che abitano i rifugi, strappati con fatica dal sistema di
produzione alimentare, tornino nuovamente ad esserne vittime".
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