Si "tratta di procedimento
complesso di criminalità organizzata", servono "ulteriori
accertamenti" per "individuare altre persone coinvolte" e
"delineare la rete criminale nel cui ambito si collocano i
fatti". Con queste parole il pm di Milano Francesco De Tommasi
ha chiesto al gip Fabrizio Filice la proroga del nuovo filone di
indagini sul caso di Alessia Pifferi, la 38enne a processo per
aver lasciato morire di stenti la figlia Diana.
Nuova tranche che vede accusate di favoreggiamento e falso le
due psicologhe del carcere di San Vittore e l'avvocatessa
Alessia Pontenani. Nell'istanza di proroga, con cui chiede altri
sei mesi per indagare, il pm segnala che sono "necessari
ulteriori accertamenti finalizzati a ricostruire compiutamente
la vicenda" e a raccogliere "ulteriori riscontri" e indica che
la richiesta di proroga non deve essere notificata agli
indagati. Avvisi che, poi, invece sono stati fatti, perché il
giudice ha rilevato che "non sussistono ipotesi di reato" in
questo caso che prevedono una deroga alle notifiche, come
prevista nei procedimenti di criminalità organizzata.
La richiesta di proroga riguarda la sola imputazione di
favoreggiamento personale, a cui si aggiungono ora due
aggravanti, quella dell'aver voluto assicurare l'impunità e
l'abuso di poteri. Secondo l'accusa, le due psicologhe e
l'avvocatessa di Pifferi, in accordo tra loro, avrebbero
aiutato, attraverso un test psicodiagnostico e altri presunti
falsi nel diario clinico, la donna ad ottenere la perizia
psichiatrica nel processo, sostenendo che avesse un grave
deficit cognitivo. Perizia, depositata qualche giorno fa, che ha
certificato che era pienamente capace di intendere e volere al
momento dei fatti.
Dalla nuova tranche d'inchiesta sono scaturite numerose
polemiche, con gli avvocati che per lunedì prossimo, quando
riprenderà il processo per omicidio volontario aggravato, hanno
indetto una giornata di sciopero e mobilitazione a Milano.
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