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Vedova Baj, speranza per opera I funerali dell'anarchico Pinelli

Vedova Baj, speranza per opera I funerali dell'anarchico Pinelli

'Da vent'anni si parla di trovare una sistemazione permanente'

MILANO, 02 maggio 2024, 15:44

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

"La speranza c'è" dice Roberta Cerini Baj, vedova di Enrico Baj, rispondendo a chi le chiede se si sia finalmente trovata una sede per esporre 'I funerali dell'anarchico Pinelli', il quadro che suo marito regalò alla vedova di Giuseppe Pinelli, che lo cedette poi alla galleria Giò Marconi. E la fondazione Marconi aveva espresso il desiderio di donarlo alla città. L'occasione è la mostra 'Libri in libertà' alla Biblioteca Nazionale Braidense, che apre le celebrazioni pensate a cento anni dalla nascita del maestro milanese, che verrà celebrato anche da una mostra che aprirà a ottobre a Palazzo Reale.
    Raramente esposto, il quadro dalle dimensioni monumentali di 3 metri di altezza per 12 di lunghezza, con 18 figure ritagliate nel legno e unite con la tecnica del collage, è ancora in attesa di una sistemazione definitiva, dopo alcune ipotesi suggerite dall'allora assessore alla cultura di Milano Filippo Del Corno, che aveva proposto prima l'anagrafe di via Larga e poi annunciato l'esposizione a Palazzo Citterio. Cosa non avvenuta, ma Roberta Cerini Baj spera ancora in una soluzione. "Sono scaramantica. Speriamo che ci siano buone notizie, ma - aggiunge - non dico niente. Non dire gatto finché non ce l'hai nel sacco. Sono 20 anni che si parla di trovargli una sistemazione permanente, speriamo qualcosa si muova .. vediamo.
    Ne sarei felicissima, non dipende da me, il quadro non è mio".
    Pensato per essere collocato nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, il quadro non fu mai presentato nella data stabilita, il 17 maggio 1972, perché quella stessa mattina venne assassinato il commissario Luigi Calabresi.
    "Un'opera d'arte - sottolinea la moglie di Baj - deve andare oltre le polemiche . Ci sono ancora evidentemente delle resistenze. Un'opera d'arte può raccontare una storia per quello che è stata senza rappresentare un'accusa".
    Concorda il direttore generale di Brera, Angelo Crespi: "Credo - commenta - sia un'opera importante che debba essere esposta".
   

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