"La speranza c'è" dice Roberta
Cerini Baj, vedova di Enrico Baj, rispondendo a chi le chiede se
si sia finalmente trovata una sede per esporre 'I funerali
dell'anarchico Pinelli', il quadro che suo marito regalò alla
vedova di Giuseppe Pinelli, che lo cedette poi alla galleria Giò
Marconi. E la fondazione Marconi aveva espresso il desiderio di
donarlo alla città. L'occasione è la mostra 'Libri in libertà'
alla Biblioteca Nazionale Braidense, che apre le celebrazioni
pensate a cento anni dalla nascita del maestro milanese, che
verrà celebrato anche da una mostra che aprirà a ottobre a
Palazzo Reale.
Raramente esposto, il quadro dalle dimensioni monumentali di
3 metri di altezza per 12 di lunghezza, con 18 figure ritagliate
nel legno e unite con la tecnica del collage, è ancora in attesa
di una sistemazione definitiva, dopo alcune ipotesi suggerite
dall'allora assessore alla cultura di Milano Filippo Del Corno,
che aveva proposto prima l'anagrafe di via Larga e poi
annunciato l'esposizione a Palazzo Citterio. Cosa non avvenuta,
ma Roberta Cerini Baj spera ancora in una soluzione.
"Sono scaramantica. Speriamo che ci siano buone notizie, ma -
aggiunge - non dico niente. Non dire gatto finché non ce l'hai
nel sacco. Sono 20 anni che si parla di trovargli una
sistemazione permanente, speriamo qualcosa si muova .. vediamo.
Ne sarei felicissima, non dipende da me, il quadro non è mio".
Pensato per essere collocato nella Sala delle Cariatidi di
Palazzo Reale, il quadro non fu mai presentato nella data
stabilita, il 17 maggio 1972, perché quella stessa mattina venne
assassinato il commissario Luigi Calabresi.
"Un'opera d'arte - sottolinea la moglie di Baj - deve andare
oltre le polemiche . Ci sono ancora evidentemente delle
resistenze. Un'opera d'arte può raccontare una storia per quello
che è stata senza rappresentare un'accusa".
Concorda il direttore generale di Brera, Angelo Crespi:
"Credo - commenta - sia un'opera importante che debba essere
esposta".
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