Un controllo antidroga e il sequestro di stupefacenti ha acceso la miccia della rivolta nel carcere minorile Beccaria di Milano, questo pomeriggio, sedata in poco meno di un'ora e senza gravi conseguenze. Ora, a quanto emerso, alcuni dei giovani detenuti che hanno dato il via alla protesta saranno trasferiti altrove.
La Procura di Milano, guidata da Marcello Viola, è stata subito informata e a quanto emerso non risulterebbero danni a strutture, incendi o feriti. L'allarme è scattato intorno alle 15.30, quando circa una cinquantina di giovani detenuti si sono rifiutati di rientrare in cella, bloccando il cortile della struttura e rifiutandosi di seguire le direttive della Penitenziaria.
A quel punto la direzione del carcere - nei mesi scorsi già al centro delle cronache per i casi di abusi sui minori da parte degli agenti - ha chiesto l'intervento della Questura di Milano, che ha inviato sul posto decine di agenti e pattuglie a presidio del perimetro esterno del carcere, per evitare evasioni.
A scatenare la miccia della rivolta sarebbe stata un'ispezione con cani antidroga, a seguito della quale sarebbe stato sequestrato stupefacente e un detenuto sarebbe finito in isolamento. Lo hanno confermato sia i sindacati di categoria che don Gino Rigoldi, storico cappellano del Beccaria: "oggi c'è stata una visita con i cani antidroga, allora è scattata la protesta - ha spiegato - sono sempre tre o quattro che fomentano, si fanno forza dicendosi e gli altri gli vanno dietro".
A quanto riferito dal religioso, che da decenni segue progetti per il recupero dei giovani detenuti, "una parte di coloro che hanno fatto partire la protesta ora sarà trasferita" .
L'istituto già nei mesi scorsi è stato al centro delle cronache per una serie di abusi documentati su reclusi minorenni.
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