Piero Amara è stato assolto, con la
formula "perché il fatto non sussiste", dall'accusa di aver
calunniato l'ex consigliere del Csm Marco Mancinetti e con
l'avvocato siciliano sono stati assolti anche il suo ex
collaboratore, Giuseppe Calafiore, e l'imprenditore Fabrizio
Centofanti. Lo ha deciso il giudice di Milano Mauro Gallina nel
processo che è un filone autonomo del procedimento sugli ormai
noti verbali resi da Amara sulla cosiddetta "Loggia Ungheria".
"E' finito nel modo più corretto un processo che non avrebbe
mai dovuto cominciare", ha spiegato, dopo il verdetto
(motivazioni entro 15 giorni), l'avvocato Salvino Modello,
legale di Amara.
La sentenza arrivata oggi per Amara, emessa dal giudice della
settima penale, è la prima per l'ex legale esterno di Eni nei
vari processi che ha in corso a Milano, tra cui quello sul
cosiddetto "falso complotto" e un altro sulle presunte calunnie
(una quarantina le parti civili in totale) per le dichiarazioni
rese nei verbali, tra il 2019 e il 2020, sulla fantomatica
"loggia Ungheria", tirando in ballo nomi della magistratura,
delle forze dell'ordine, dell'imprenditoria e delle istituzioni.
Tra i temi trattati, nell'arringa di quattro ore, dalla
difesa di Amara, che ha ottenuto l'assoluzione con formula
piena, anche una questione giuridica basata "sulle norme vigenti
a quel tempo": il legale ha sostenuto che mancava "il
presupposto essenziale della calunnia, ossia la falsa
dichiarazione su un fatto che costituisce reato, perché quel
fatto", ossia quello attribuito da Amara a Mancinetti, "non
costituiva reato per le leggi del tempo", ossia non era
"istigazione alla corruzione". Amara, aveva concluso la difesa,
ad ogni modo, "non aveva la consapevolezza della falsità della
incolpazione" nei confronti di Mancinetti e va "assolto perché
il fatto non sussiste". E così ha deciso il giudice.
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