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'Giustizia e verità per Omar', lunedì i funerali

'Giustizia e verità per Omar', lunedì i funerali

Autopsia sul corpo del 23enne,morto due settimane dopo pestaggio

MILANO, 09 agosto 2024, 17:25

di Gioia Giudici

ANSACheck
Omar Bassi - RIPRODUZIONE RISERVATA

Omar Bassi - RIPRODUZIONE RISERVATA

Chiedono rispetto per il loro dolore e 'verità per Omar' i parenti del 23enne di Bollate (Milano), morto il 5 agosto a Reggio Calabria, dove era in vacanza, dopo essere stato vittima di un pestaggio il 20 luglio in una discoteca del Varesotto.

Michelle Sala, cugina di Omar Bassi, che era con lui quella sera di poche settimane fa al DolceBeach di Origgio, ora chiuso fino a data da destinarsi, si è fatta portavoce di tutta la famiglia, chiedendo a cronisti e curiosi di non avvicinarsi al funerale del giovane, fissato per lunedì 12 agosto alle 11 nella chiesa parrocchiale Sant'Antonio da Padova di Bollate. Ieri il medico legale, a Reggio Calabria, ha eseguito l'autopsia sul corpo del giovane, i cui organi sono stati donati come da sue volontà.

"Questo dolore - sottolinea Michelle - per la mia famiglia è straziante, ciò che chiediamo è giustizia, che venga fuori la verità, che sia accertato ciò che è successo e che i colpevoli paghino per questo". "Non è la prima volta che assisto a violenze del genere in discoteca" sottolinea la ragazza, che si augura che pestaggi del genere non accadano mai più. "Spero che da questa storia - sottolinea in un video postato sui social - i buttafuori capiscano che il loro lavoro non è usare violenza, se la loro intenzione è picchiare vadano a fare boxe, il loro lavoro è placare le liti, non massacrare la gente di botte". Nel lungo video, Michelle ricostruisce quanto accaduto la sera del 20 luglio quando il cugino, intervenuto in una rissa per difendere il fratello minore Thomas, fu picchiato da cinque buttafuori "con calci e pugni in testa e ai fianchi".

"Alcuni familiari hanno provato ad aiutarlo, ma i buttafuori non li facevano avvicinare e hanno detto al fratello 'non ti avvicinare sennò fai la stessa fine'" racconta Michelle, ricordando che poi, la stessa sera, "il papà di Omar, che ci doveva venire a prendere, ci ha portati al pronto soccorso del Sacco dove c'era tanta attesa e siamo andati via.

Due giorni dopo però Omar sentiva mal di testa e nausea, allora la madre il 22 luglio l'ha portato all'ospedale di Garbagnate, dove gli hanno fatto la Tac senza contrasto e non è emerso nulla, lo hanno mandato a casa e gli hanno detto di ripresentarsi se aveva mal di testa e nausea, ma Omar stava bene e il 2 sono partiti" per la Calabria.

Poi il 4 sera, mentre era sotto la doccia, il 23enne "si è accasciato a terra e non si è più ripreso, è stato intubato sul posto e portato all'ospedale del paesino dov'erano, che purtroppo non era attrezzato, quindi è stato portato in elisoccorso a Reggio Calabria, dove gli hanno fatto una Tac con contrasto da cui è risultato che il cervello era pieno di sangue. Poche ore dopo, il 5 agosto, il cuore di Omar ha smesso di battere".

I genitori di Omar, che erano con lui in vacanza in Calabria, hanno denunciato i buttafuori del locale del varesotto e i sanitari del pronto soccorso di Garbagnate Milanese che hanno dimesso il figlio con una prognosi di 3 giorni, e una diagnosi di esiti da contusioni multiple al viso, ferita lacero contusa della mucosa orale e trauma contusivo cranico. Da Bollate, gli amici hanno avviato una raccolta fondi per chiedere giustizia per Omar, che in pochi giorni è arrivata a 5000 euro. "Omar era una persona buona, odiava le liti, non meritava - conclude Michelle - ciò che è successo. Ora vogliamo giustizia." 

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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