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Sangare conferma: 'Non so perché l'ho uccisa'. Sarà trasferito per la sua incolumità

Sangare conferma: 'Non so perché l'ho uccisa'. Sarà trasferito per la sua incolumità

L'uomo reo confesso, in cella a Bergamo, è stato bersaglio di un lancio di bombolette incendiarie da parte degli altri detenuti 

BERGAMO, 03 settembre 2024, 18:45

dell'inviata Francesca Brunati

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Voleva tenere come "ricordo" il coltello con cui ha stroncato senza un motivo la vita di Sharon Verzeni, il bersaglio "più vulnerabile" individuato dopo averne scartati altri cinque: una donna sola, incrociata di notte, mentre passeggiava guardando le stelle e ascoltando musica con le cuffiette, assassinata "nella più totale assenza di qualche comprensibile motivazione, in maniera del tutto casuale, assolutamente gratuita, per non dire addirittura capricciosa".

 

Non crede che ad armare la mano a Moussa Sangare sia stato qualche problema mentale la gip di Bergamo Raffaella Mascarino, che ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere per il 30enne accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi.

La giudice, che ha accolto la richiesta del pm Emanuele Marchisio, in quasi 40 pagine, ha ricostruito in base alla confessione di Sangare e agli elementi raccolti durante l'indagine condotta dai carabinieri, la notte tra il 29 e il 30 luglio scorsi, quando l'omicida ha lasciato gli amici per andare a casa a prendere il coltello e uccidere.

Ha spiegato che "la lucidità mostrata nell'adottare tutta una serie di accorgimenti sia nei momenti precedenti al delitto" - l'aver vagato in giro fino a incontrare il bersaglio più fragile - "e in quelli immediatamente successivi" - il correre in bicicletta lungo percorsi secondari, il ritornare indietro a raccogliere il berretto perso - e anche nei "giorni seguenti" - le modifiche alla bici o il taglio dei capelli - "evidenziano uno stato mentale pienamente integro".

Cosa confermata dai medici del penitenziario di via Gleno, da dove l'uomo è stato trasferito ad un altro carcere per motivi di incolumità, dopo che altri detenuti gli hanno lanciato bombolette incendiate: subito dopo il suo ingresso i medici lo avevano visitato senza rilevare "alcuna traccia di patologia psichiatrica né remota né recente".

E sebbene Sangare abbia parlato di "feeling" o "mood" che lo avrebbe costretto a fare "qualcosa di male" senza un bersaglio preciso, la gip rende una lettura ben diversa: "L'omicidio sembra commesso da un soggetto (...) spesso in preda alla noia" privo di "stabile attività lavorativa" e "impregnato dai valori trasmessi" da un genere musicale (il riferimento è al rap e alla trap) "che esalta la violenza, il sesso estremo, l'esigenza di prevalere" sugli altri.

Un soggetto che "aveva architettato come passatempo quello di lanciare coltelli a una rudimentale sagoma di cartone, con apposto alla cima un cuscino su cui era disegnato un volto umano" e che sarebbe "stato assalito dal desiderio di provare realmente emozioni forti, in grado di scatenare nel suo animo quella scarica di adrenalina" che lui stesso "ha cercato di descrivere, seguita da uno stato di benessere e relax".

Durante la sua confessione aveva infatti detto a inquirenti e investigatori di essersi "pentito di aver fatto quella cosa lì, purtroppo è capitato, è passato un mese, piangere non posso piangere, non ti puoi buttare giù altrimenti non ti rialzi più. C'era anche una zona di comfort". La sera dopo il delitto ha partecipato a una grigliata con gli amici e il giorno dopo ancora si è sbarazzato del coltello. Lo ha sotterrato nei pressi di un argine dell'Adda e non lo ha gettato nel fiume come gli altri perché voleva "avere memoria di quello che ho fatto", una sorta di 'souvenir'.

Intanto per tutto il pomeriggio il Ris e i carabinieri di Bergamo, alla presenza del difensore, l'avvocato Giacomo Maj, hanno effettuato nuovi rilievi nella casa di Suisio in cui Sangare ha vissuto alla ricerca di ulteriori tracce e per isolare alcuni reperti ritenuti di interesse investigativo.

Infine, da quanto si è saputo, la Procura non ha alcuna intenzione di chiedere una consulenza sullo stato di salute mentale di chi avrebbe agito, secondo diversi pareri, con lucidità e che prima di accoltellare Sharon si è 'esercitato' anche con una statua.

Sharon: Codacons,si indaghi su possibili omissioni sanitarie

"Dopo le gravi dichiarazioni della sorella di Moussa Sangare", il 30enne che ha confessato il delitto di Sharon Verzeni, secondo cui, "nonostante tre denunce per violenze e lettere rivolte al sindaco e agli assistenti sociali, nessuno si sarebbe attivato per bloccare i maltrattamenti e aiutare il giovane a uscire dalla dipendenza da droghe", il Codacons chiede alla Procura della Repubblica di Bergamo di estendere le indagini verso gli enti locali competenti. Lo riporta l'associazione in una nota. "Vogliamo capire se, alla luce di quanto riportato dai mess media, vi siano state negligenze e omissioni da parte delle autorità locali che abbiano in qualche modo contribuito a determinare la tragica morte di Sharon Verzeni - spiega il Codacons - Va accertato se l'Asl territoriale, l'amministrazione comunale e gli altri organi competenti siano stati effettivamente informati della pericolosità di Sangare e quali misure abbiano adottato a tutela della famiglia e della collettività, e se siano stati seguiti tutti i protocolli previsti per i casi di denuncia per violenze, maltrattamenti e tossicodipendenza. In tal senso l'associazione annuncia un esposto alla Procura di Bergamo in cui si chiede alla magistratura di estendere le indagini per la possibile fattispecie di concorso in omicidio volontario premeditato verso le autorità locali competenti".

Scotto, sul caso Sharon Salvini alimenta politica della paura

"Salvini si conferma un brutto ceffo, un personaggio spero che per poco tempo continuerà a rivestire la carica di Ministro. Far notare questa differenza etnica è un messaggio subliminale che lo aggancia alla polemica sul tema della cittadinanza e che ovviamente come una goccia che scava nella pietra alimenta una politica della paura". Lo ha detto il deputato del Pd, Arturo Scotto, ad Agorà Estate su Rai Tre.

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