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Il Riesame conferma il carcere per l'ex bodyguard di Fedez

Il Riesame conferma il carcere per l'ex bodyguard di Fedez

Nell'inchiesta sulle curve capo ultrà Beretta non risponde ai pm

MILANO, 25 ottobre 2024, 18:03

di Igor Greganti e Francesca Brunati

ANSACheck
- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Mentre il Tribunale del Riesame con altre due ordinanze, tra cui quella che conferma il carcere per Christian Rosiello, noto come l'ormai ex bodyguard di Fedez, conferma il quadro accusatorio dell'inchiesta sulle curve di San Siro, uno dei capi ultrà interisti, Andrea Beretta, sceglie per ora di rimanere in silenzio davanti ai pm.

Inquirenti che hanno provato a capire, con un interrogatorio, se l'ex leader della Nord avesse intenzione di collaborare, soprattutto sull'omicidio ancora irrisolto di Vittorio Boiocchi. In mattinata, i giudici del Riesame hanno respinto, depositando il dispositivo e non ancora le motivazioni, i ricorsi per le scarcerazioni di due ultrà milanisti, Rosiello e Riccardo Bonissi, entrambi arrestati, assieme ad altre 17 persone, tra cui i vertici della Nord e della Sud, il 30 settembre, nell'inchiesta di Polizia e Gdf, coordinata dai pm Paolo Storari e Sara Ombra.

Istanza di revoca della misura che era stata respinta anche per Mauro Nepi, ultrà interista pure lui finito in cella nell'indagine con al centro presunti traffici illeciti degli ultras, come il bagarinaggio sui biglietti, violenze e infiltrazioni della 'ndrangheta.

Rosiello, 41 anni, è accusato, assieme al capo ultrà rossonero Luca Lucci ed altri, di estorsione sulla vendita di birre in curva e di associazione per delinquere, sempre con Lucci e altri, tra cui Bonissi, anche per aver preso parte ad una serie di aggressioni.

Tra queste pure quella della notte tra il 21 e il 22 aprile ai danni del personal trainer Cristiano Iovino. A quest'ultima avrebbe partecipato anche il rapper Fedez, indagato in un'inchiesta autonoma su questo fatto, ma non iscritto nel fascicolo sulle curve. Nei giorni scorsi era arrivata la conferma degli arresti domiciliari, sempre da parte del Riesame, anche per Gherardo Zaccagni, accusato di fabbricazione di documenti falsi e accesso abusivo a sistema informatico e gestore di parcheggi fuori dallo stadio. Zaccagni avrebbe dovuto versare, attraverso Giuseppe Caminiti, accusato di concorso esterno nell'associazione per delinquere con aggravante mafiosa, 4mila euro al mese ai capi curva nerazzurri.

Zaccagni nei giorni scorsi è stato interrogato dai pm e il verbale è stato secretato. In un'altra tranche dell'inchiesta è indagato per corruzione tra privati Manfredi Palmeri, consigliere regionale lombardo, per suoi presunti rapporti, secondo l'accusa, con l'imprenditore che era interessato, come si leggeva nell'ordinanza del gip Domenico Santoro, a "garantirsi l'aggiudicazione dell'appalto" per i parcheggi dello stadio. Due giorni fa, poi, Beretta - in carcere da settembre per l'omicidio di Antonio Bellocco, altro esponente, assieme a Marco Ferdico, del direttivo della curva Nord ed erede della cosca della 'ndrangheta di Rosarno - si è avvalso della facoltà di non rispondere.

L'ex capo ultrà, anche tra i destinatari dell'ordinanza nell'indagine "Doppia Curva", al momento non intende collaborare con inquirenti e investigatori. Ai pm ha solo reso dichiarazioni, dopo l'omicidio, nelle quali ha spiegato i motivi di contrasto con Bellocco, il quale, a suo dire, voleva una fetta sempre maggiore degli introiti della Nord e voleva farlo fuori.

"Mi avrebbero drogato, sparato e sotterrato", aveva messo a verbale. Tra i principali temi di indagine ancora da sviluppare, però, c'è l'omicidio di Boiocchi, all'epoca storico leader della curva interista, ucciso il 29 ottobre 2022 davanti a casa, in periferia a Milano. Un omicidio ancora irrisolto, su cui è importante fare luce per assicurare i killer alla giustizia e per capire i rapporti tra la criminalità organizzata e le tifoserie di entrambe le curve. Non è escluso, comunque, a quanto pare, che qualche ultrà arrestato nelle prossime settimane possa decidere di parlare coi magistrati.
   

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