"Queste storie presentate nei podcast
della nuova campagna contro la violenza sulle donne e raccontate
dagli uomini sono per noi importantissime per dare un segnale
molto chiaro: la violenza sulle donne è un problema creato dagli
uomini violenti, non tutti gli uomini sono violenti, gli uomini
che non sono violenti devono fare la loro parte". Lo dice Elisa
Ercoli, presidente di Differenza Donna (l'associazione che
gestisce il 1522, il numero antiviolenza della presidenza del
Consiglio dei Ministri-Dipartimento Pari Opportunità), che
assieme a Maura Latini, presidente di Coop Italia, ha presentato
all'Ipercoop di Euroma2 nella Capitale la seconda edizione della
campagna di informazione e sensibilizzazione "Il silenzio parla"
a pochi giorni dal 25 novembre "Giornata internazionale per
l'eliminazione della violenza contro le donne" e a quasi un anno
esatto dal femminicidio di Giulia Cecchettin.
"In queste storie - dice la presidente - ci sono uomini che a un
certo punto si sono ritrovati a vedere queste violenze subite da
una donna a loro molto vicina e hanno sentito la necessita,
l'obbligo, la responsabilità di prendere posizione. Un
posizionamento radicale e nuovo, che è un atto civile molto
importante. Se tutti e tutte ci posizionassimo contro la
violenza, il nostro progredire e realizzare politiche di
prevenzione sarebbe molto più efficace. E' una Call to Action
agli uomini, voi che non siete violenti dovete schierarvi al
nostro fianco".
Proprio sulla storia della studentessa veneta uccisa dall'ex
fidanzato Filippo Turetta torna Ercoli: "Questa campagna parla
anche delle tante forme diverse di violenza ed è molto
importante. Siamo a un anno esatto dalla morte di Giulia
Cecchettin, un anno particolarissimo per tutti e tutte noi, un
anno particolarissimo anche per il 1522. Abbiamo aumentato
incredibilmente i contatti dopo la sua morte. Il suo
fenniminicidio rappresenta un prima e un dopo, uno spartiacque
per tanti motivi. Primo perché era la compagna d'università,
l'amica, la sorella, la figlia di tutti quanti. Secondo perché,
dobbiamo sottolienearlo, Giulia ha subito violenza psicologica,
non è mai stata picchiata o ha subito violenza fisica. Eppure è
stata uccisa in un'escalation di potere e controllo letale che
ha portato a un femmicidio. Dobbiamo aprire le nostre orecchie e
le nostre menti per comprendere che la violenza non è più solo
maltrattamenti, botte e lividi ma che mia figlia, mia nipote,
una mia collega che sta subendo, diremmo in modo sbagliato,
'solo' violenza psicologica, potrebbe essere la prossima
vittima".
Quindi riassume la Ercoli la campagna si rivolge agli uomini
perché scendano in campo e capiscano la differenza tra
connivenza e silenzio e invece prendere posizione ed entrare in
solidarietà con una donna che sta subendo violenza. "Una parte
dell'aumento dei nostri contatti - dice ancora - è da parte di
genitori che ci raccontano con preoccupazione che la loro figlia
era tanto felice perché era innamorata e aveva iniziato una
nuova relazione e ora invece questa vitalità si è spenta per
lasciare spazio a uno stress continuo provocato dal controllo
tramite il cellulare. Abbiamo riconosciuto, ci dicono, quello
che Giulia Cecchettin ha raccontato nei suoi audio: la
persecuzione tramite dispositivi è pericolosissima e dobbiamo
paragonarla alla grave violenza fisica. Non vediamo costole e
nasi rotti ma c'è un danno emotivo e psicologico grave e da
parte di chi lo agisce significa un'escalation di violenza fino
all'alto rischio di vita per la vittima".
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