Sono finiti in cella i presunti responsabili dell'incendio appiccato, per una questione di debiti, in uno show-room alla periferia di Milano e nel quale tre giovanissimi ospiti - di 17, 18 e 24 anni - che si trovavano lì per trascorrere la notte sono morti.
Stamane, infatti, è stato eseguito in Olanda un mandato di arresto europeo nei confronti di Washi Laroo, 26 anni, olandese ma di origini magrebine, ritenuto dal pm Luigi Luzi e dal procuratore Marcello Viola, titolari dell'inchiesta, l'esecutore del piano criminale. I Carabinieri del nucleo investigativo, che hanno condotto le indagini, hanno invece notificato un fermo per i due mandanti Yijie Yao, di 34 anni, e Bing Zhou, di 40, entrambi della comunità cinese che vive tra il capoluogo lombardo e la Brianza, con attività imprenditoriali che, è stato appurato, sarebbero state la "copertura" di un rilevante traffico di droga. Tant'è che uno dei due è stato pure arrestato in flagranza, in quanto è stato trovato in possesso di un chilo e 300 grammi di shaboo, un migliaio di pastiglie di ecstasy, con i simboli del geco e dei bitcoin, bilancini e materiale per confezionare lo stupefacente e anche 45 mila euro in contanti.
Sono stati sequestrati anche capi di abbigliamento che, è l'ipotesi da verificare con alcuni accertamenti, dovrebbero essere stati indossati da Laroo e anche altro materiale probabilmente usato. I tre sono accusati di omicidio volontario aggravato, incendio doloso e tentata estorsione. Reati, come fa notare il gip Manuela Castelabate nel provvedimento di arresto, che Laroo, probabilmente arrivato appositamente a Milano per la vicenda, avrebbe compiuto in meno di ventiquattr'ore: prima ha minacciato Yueming Li, il vero bersaglio, e la moglie, poi ha dato fuoco al magazzino di loro figlio, Jiunjun Li, dove dormivano le vittime.
E questo, ricostruiscono inquirenti e investigatori, su incarico dei due cinesi, i quali avrebbero avuto interesse a recuperare circa 40 mila euro, somma da loro pretesa per lavori di ristrutturazione di un locale in provincia di Udine di Yueming Li. Entrambi avevano convenienza a recuperare i soldi per via di un ulteriore debito: Yao doveva "80.000 euro" al complice in quanto gli avrebbe fornito 2 chili della potente droga delle Filippine.
E che siano stati loro a ingaggiare il 26enne olandese, con "una non comune scaltrezza criminale", annota sempre il giudice, e con "plurimi precedenti" come rapine e furti fino al possesso di armi da fuoco, tentato rapimento e traffico di sostanze stupefacenti, emerge non solo dalle daesh cam piazzate sui mezzi pubblici milanesi e da altri elementi raccolti, ma anche dalle intercettazioni. Yao, infatti, circa un mese dopo la tragedia, in auto con un suo operaio nei pressi del magazzino di via Ermenegildo Cantoni, gli dice a proposito di Yueming Li : "Si è meritato l'incendio. Veramente non è umano. Lui ha i debiti dei compensi in giro che non riesce più a calcolare (...) Quelle persone che hanno lavorato una settimana o dieci giorni per lui, lui non li pagherà più. (...) In un ristorante ad Udine, dopo che ha finito il lavoro e hanno fatto i conti, doveva dare a lui (capo cantiere) più di 40.000". E ancora: ""ha i soldi e non li vuole dare, vuole fare il cafone (...) Lui è molto cattivo (...). E' noto nel nostro settore di ristrutturazione (...) è molto tirchio" e aggiunge una serie di insulti.
Ci sono pure i dialoghi dei due fermati - nei cui confronti sussiste il pericolo di fuga e uno ha già programmato un viaggio in Cina per il tradizionale Capodanno - in cui parlano del "pazzo" , ossia Laroo, il quale "sicuramente ha dato fuoco versando la benzina. Come mai le persone non riuscivano a scappare? E' strano". E pure le telefonate in cui, dopo essere fuggito in Spagna, passando dalla Svizzera, fino a raggiungere l'Olanda lo informano sulle indagini e gli spiegano "che è meglio per te non venire".
Ora sul fermo dei due mandanti la parola passa al gip, mentre l'esecutore è in attesa di consegna all'Italia.
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