Nel carcere di Busto Arsizio aprirà un laboratorio di confezionamento della Grassi spa, società di Lonate Pozzolo che da cento anni si occupa di abbigliamento tecnico, professionale, antinfortunistico, per le forze dell'ordine e sportivo, di proprietà del presidente di Confindustria di Varese Roberto Grasis.
Dodici detenuti hanno già iniziato il corso di formazione di 140 ore affidato a Acof Olga Fiorini, che prevede lezioni e pratica sull'uso dei macchinari e sulla gestione dei tessuti, sulla produzione di shopper bag, pantaloni e sull'upcycling, ovvero il riutilizzo di lenzuola e federe. Di questi 12, due verranno assunti da Grassi, gli altri avranno comunque un attestato che certificherà la loro idoneità come operatori dell'abbigliamento.
Il corso, che terminerà a fine febbraio, si svolge nel laboratorio allestito all'interno del carcere da Grassi spa con sei macchine da cucire, tre macchinari e tavoli per il taglio.
Da fine febbraio, il laboratorio diventerà operativo con il supporto del personale dell'azienda e anche degli ex dipendenti che fanno parte dell'Associazione Amici della Grassi. All'inizio si occuperà di realizzare shopper bag e sacche in stoffa porta cataloghi, ma, in collaborazione con la direzione della Casa Circondariale, è allo studio, ad esempio, la realizzazione di una linea di abbigliamento come primo kit per i detenuti che arrivano senza cambio indumenti, veri e propri abiti casual realizzati riutilizzando tessuti della Grassi. Di un "grande esempio" ha parlato alla presentazione dell'iniziativa il prefetto di Varese Salvatore Pasquariello.
L'iniziativa - nata dalla firma di una convenzione fra la casa circondariale e la Grassi spa - rientra nel "Protocollo d'intesa per promuovere e sostenere il reinserimento sociale e lavorativo delle persone detenute, ex detenute e in esecuzione penale esterna" fortemente voluto dal prefetto e siglato da enti, organizzazioni sindacali e associazioni imprenditoriali, tra cui Confindustria Varese. "L'auspicio - ha spiegato la direttrice del carcere Maria Pitaniello - è che il laboratorio sia un punto di partenza per creare altre opportunità lavorative interne ed esterne". Al momento sono 140 su circa 400 i detenuti di Busto Arsizio "impegnati in attività lavorative alle dipendenze dell'Amministrazione e di datore di lavoro esterno presso la cioccolateria". "Vogliamo essere strumento di inclusione - ha concluso Grassi -. Poco importa, in questa fase, la sostenibilità finanziaria del progetto. Questa arriverà con il tempo. Oggi è importante gettare il cuore oltre gli ostacoli, anzi oltre le sbarre".
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