(di Giorgia Bentivogli)
Per combattere la crisi, la moda
torna al core business: innovare, ideare, creare. Per reagire a
una sofferenza che ha cause esterne - guerre, aumenti dei costi
di energia e materie, stipendi bassi, flessione dei consumi
cinesi - l'industria simbolo dell'italianità schiera la sua
migliore risorsa interna: i creativi.
L'occasione è la presentazione della Milano Fashion Week, dove
dal 17 al 21 gennaio andranno in scena le collezioni maschili
Autunno/Inverno 2025-2026. Una settimana all'insegna della nuova
generazione di stilisti, con 68 appuntamenti e una lista
impressionante di marchi per la prima volta in calendario. Una
lista capace si coprire quasi tutte le lettere dell'alfabeto,
dalla 'B' Blauer x Pirelli alla 'R' di Rold Skov.
Da quattro giorni a Milano si riflette sulle parole
dell'arcivescovo, monsignor Mario Delpini. Alla vigilia di
Sant'Ambrogio Delpini ha parlato di gente "stanca di un lavoro
che non basta per vivere". Nessuno lo nomina durante la
presentazione della Fashion Week. Ma quando il presidente della
Camera della Moda, Carlo Capasa, ricorda che nel terzo trimestre
dell'anno l'abbigliamento e l'accessorio italiani hanno visto
cali dell'8%, dalla platea arriva una domanda sui prezzi del
fashion. Prezzi oramai insostenibili per stipendi fermi al palo.
Capasa prima ribadisce la richiesta d'aiuto al Governo. Bisogna,
dice, implementare la cig ordinaria (non straordinaria) per non
disperdere le manovalanze straordinarie di un settore che
produce il 70% dei beni di lusso mondiali. Poi serve
defiscalizzare gli investimenti nelle imprese in crisi.
Certo, aggiunge, un'attenzione alla politica dei prezzi non
guasterebbe. Chi ha investito su 'entry price' più accessibili è
già stato premiato dal mercato. Ma "il marketing non risolve
tutto". Lo stimolo degli acquisti, ricorda Capasa, deriva
soprattutto dalla creatività. "Dobbiamo continuare a 'creare
sogni' per fare ripartire i consumi. Mai come nei momenti di
crisi bisogna investire sulla creatività che è il nostro driver
più importante".
Mentre parla, da Roma, arriva l'ok dalla Camera a un emendamento
al dl università e lavoro che estende al 31 gennaio 2025 gli
ammortizzatori sociali per il settore, prevedendo 36,8 milioni
per il prossimo anno grazie a risorse aggiuntive del Governo. A
sostegno del settore anche l'opposizione. I parlamentari Pd
eletti in Toscana si dicono "perfettamente consapevoli" che
l'estensione delle misure sia "ancora insufficiente".
L'obiettivo ora è il rinnovo degli ammortizzatori per tutto il
2025, attraverso la Legge di Bilancio e il Decreto
Milleproroghe.
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