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In evidenza
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In collaborazione con Università Cattolica del Sacro Cuore
Il ritiro dei ghiacciai indebolisce
l'ecosistema. A causa di questo fenomeno le interazioni tra
piante e impollinatori diventano più fragili, rischiando di
rendere l'intero ecosistema più vulnerabile ai cambiamenti
ambientali e meno resiliente. E' il risultato della ricerca di
un'équipe internazionale di scienziati coordinato
dall'Università Statale di Milano, effettuata nell'area del
ghiacciaio del Mont Miné nelle Alpi Svizzere e pubblicata su
Ecography.
I ricercatori hanno identificato i meccanismi chiave
nell'evoluzione di queste interazioni su un arco temporale di
140 anni. È così emerso che le specie di piante in una prima
fase formano connessioni altamente specializzate con i loro
impollinatori, creano relazioni di mutua dipendenza e mutua
assistenza. Tuttavia, con l'arretramento dei ghiacciai e
l'aumento della colonizzazione da parte della foresta, hanno
iniziato a dominare piante come il rododendro (Rhododendron
ferrugineum), una pianta "super-generalista" che interagisce con
una più ampia varietà di impollinatori, indebolendo la solidità
della rete complessiva.
"Se da un lato queste specie generaliste possono adattarsi a
una gamma più ampia di partner, dall'altro formano con loro
connessioni più deboli, che potrebbero rendere l'intero
ecosistema più vulnerabile ad ulteriori cambiamenti ambientali",
spiega Gianalberto Losapio, ricercatore del Dipartimento di
Bioscienze dell'Università Statale di Milano e coordinatore
della ricerca. Lo studio è stato condotto sulla fronte di un
ghiacciaio subalpino, "ma il ritiro dei ghiacciai avviene in
tutto il mondo. Per comprendere appieno gli impatti globali,
abbiamo bisogno di studi simili in altre regioni", conclude
Losapio.
In collaborazione con Università Cattolica del Sacro Cuore
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