La vicenda delle spese dei gruppi consiliari regionali (1,2 milioni di euro tra il 2008 e il 2012) delle Marche 'sconquassa' non la Regione di oggi, ma quella che dovrà nascere dalle elezioni regionali di maggio. Dopo l'inchiesta della Procura di Ancona che ha indagato 66 persone tra consiglieri regionali attuali ed ex, oltre ad addetti alla contabilità, l'interrogativo principale riguarda il progetto di ricandidare il governatore uscente Gian Mario Spacca con la sigla politica Marche 2020, da lui fondata insieme al presidente del Consiglio regionale Vittoriano Solazzi, e con un'aggregazione centrista che dovrebbe comprendere Ncd, Ucd e altre formazioni. Aggregazione guardata con molto interesse da tutto il centrodestra (dalla lega a Fdi-An, a Forza Italia).
Spacca e Solazzi sono tra gli indagati e, anche se nessuno si esprime e il progetto ufficialmente va avanti, c'è un momento di incertezza.
No comment da nessuno dei due: il governatore oggi è Milano per impegni istituzionali alla Bit, Solazzi non ha ancora "visto le carte". Al momento è confermata la convention del 21 febbraio ad Ancona per lanciare programma, alleanze e forse il candidato.
Ma in questo quadro diventa ancora più importante un incontro romano dei prossimi giorni in cui dovranno essere sciolti vari nodi, compresa la posizione dell'Udc, divisa sull'adesione al progetto o lo schieramento a fianco del Pd e del centrosinistra.
Intanto un'altra forza centrista, Centro Democratico, invita i presidenti Spacca e Solazzi a "dimettersi immediatamente e a non candidarsi alla presidenza ma eventualmente solo al ruolo di consigliere".
Il Pd non può tirare un sospiro di sollievo per le difficoltà di Spacca, ex alleato e ora competitor. I due candidati alle primarie del centrosinistra non sono coinvolti nell'inchiesta: l'assessore regionale al Bilancio Pietro Marcolini è un esterno e l'ex sindaco di Pesaro Luca Ceriscioli è una new entry nello scenario politico regionale. Ci sono dentro, però, il segretario regionale Francesco Comi e altri consiglieri in procinto di ricandidarsi.
Tutti in lista gli uscenti di Forza Italia, anche perché - argomentano - siamo "solo alla chiusura delle indagini e i tempi non saranno brevi". Fdi-An, invece, attende "che si posi la polvere" per valutare le singole posizioni, pur con qualche dubbio sull'inchiesta. Che, secondo l'avv. Marina Magistrelli, ex sen. Dem e legale di Comi, "si sgonfierà". Nei palazzi della Regione c'è malumore per la tempistica: la chiusura delle indagini coincide con le trattative in corso e con la vigilia delle primarie. Altri consiglieri regionali invitano i colleghi a "non lasciarsi incastrare dal meccanismo di 20 anni fa, di Tangentopoli e a continuare l'attività politica come sempre". Oppure, argomentano, "non possiamo far fare le liste alla Gdf o alla Procura". Sullo sfondo, però, c'è il rischio che gli elettori disertino le urne. E intanto, pronti a scendere in campo per la prima volta alle regionali, i rappresenti di M5S parlano di un fenomeno "endemico e trasversale", rispetto al quale "noi siamo nuovi e diversi".
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