"E adesso verrebbe da chiedersi chi
ripaga sette anni di gogna, sofferenza e l'azzeramento di una
classe dirigente? La risposta è scontata: nessuno!". E' l'amara
constatazione di Giacomo Bugaro, per anni consigliere regionale
di centrodestra (Fi,Pdl, Ncd) e anche vice presidente del
Consiglio regionale delle Marche, assolto ieri in Appello (che
ha confermato l'assoluzione in primo grado) dall'accusa di
peculato per le spese dei gruppi consiliari.
"Una indagine, quella sui fondi regionali in larghissima parte
superficiale" accusa Bugaro che punta il dito sulla "Guardia di
Finanza e la Procura vista la pochezza di elementi probatori, la
farraginosità e, mi sia consentita, una impostazione di base
totalmente sbagliata". "Nel mio caso sono ben tre le
assoluzioni: la prima quella della Corte dei Conti che ha inteso
archiviare in istruttoria la posizione a cui sono seguite le due
in Tribunale con formula piena". In mezzo, aggiunge,"una perdita
di immagine personale e politica che ha falciato una carriera
politica in un momento in cui l'aria, complice ciò che accadeva
in altre parti d'Italia, era divenuta forcaiola. Ricordiamo su
tutti gli altri accadimenti, il rinvio a giudizio a soli trenta
giorni dalla presentazione delle liste nel 2015?". Bugaro accusa
anche "l'atteggiamento di certa stampa, non tutta, che sembra
godere di quanto avveniva. Oggi si scioglie tutto come neve al
sole e rimangono solo le macerie di una vicenda fosca le cui
ragioni del suo inizio andrebbero, esse sì, ricercate".
"Valuterò concretamente - annuncia - azioni risarcitorie contro
gli inquirenti e anche un esposto al Csm contro la Procura di
Ancona". "Sullo sfondo rimane l'irrisolto rapporto tra politica
e magistratura che bene ha espresso nella arringa ieri l'avv.
Marina Magistrelli, quando ha dichiarato che questa inchiesta ha
sottratto alla comunità marchigiana una classe dirigente seria,
competente ed onesta".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA