Palloncini bianchi, rossi e verdi, alcuni a forma di cuore con la scritta Pamela, sono stati liberati dai familiari di Pamela Mastropietro prima dell'udienza della Corte d'Assise a Macerata a carico di Innocent Oseghale, 30enne pusher nigeriano accusato di stupro, omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere. Tangibile la tensione in aula dove ci sono il padre e la madre, Stefano Mastropietro e Alessandra Verni, affiancati come parti civili dall'avvocato e zio della 18enne Marco Valerio Verni.
Presente anche l'imputato suoi legali. Palazzo di Giustizia presidiato dalle forze dell'ordine e ingresso limitato nell'aula per il processo, che per ora è a porte aperte. Prima dell'udienza, la madre di Pamela, che indossa una maglietta rosa con la foto della figlia con in testa una corona, ha cercato insistentemente lo sguardo di Oseghale che si trovava dentro il gabbiotto, senza essere ricambiata. "Mi ha guardato? No non ha le p...", ha osservato.
Oltre 40 testimoni, udienza processo 6 marzo - Entrerà nel vivo il 6 marzo prossimo, con la testimonianza di Vincenzo Marino, un collaboratore di giustizia che sostiene di aver ricevuto in carcere da Innocent Oseghale la confidenza di colpevolezza, il processo in Corte d'assise a Macerata a carico del 30enne pusher nigeriano per il massacro di Pamela Mastropietro, 18enne romana uccisa e fatta a pezzi il 30 gennaio scorso. Nel dibattimento (le prossime udienze sono fissate per il 13, 20 e 27 marzo, 3 e 24 aprile, 8 e 15 maggio) verranno sentiti oltre 40 testimoni cui si aggiungono i consulenti medici delle parti (20 e 27 marzo): testimonieranno anche Desmond Lucky, Lucky Awelima e un terzo nigeriano inizialmente accusati dalla Procura di concorso nel delitto e per i quali invece è stata chiesta l'archiviazione. Probabilmente verranno sentiti il 3 aprile, data in cui potrebbe esserci l'esame dell'imputato, oggi presenza silenziosa in aula. Ammesse le parti civili: i familiari di Pamela - padre e madre erano in aula affiancati dallo zio della giovane Marco Valerio Verni, che è anche l'avvocato di famiglia -, il Comune di Macerata e il proprietario della casa di via Spalato 124 dove si consumò il massacro e che è ancora sotto sequestro.