"In nove casi su dieci meglio
curarsi nelle Marche che andare fuori regione". La presentazione
ad Ancona della metodica per risolvere la patologia delle
"tempeste aritmiche" che agli Ospedali Riuniti ha permesso di
salvare finora 11 pazienti, ha fornito al presidente della
Regione Marche Luca Ceriscioli l'occasione per ribadire la
qualità della sanità marchigiana e la crescita del livello di
complessità dal 2,10 del 2015 al 2,39 attuale.
"Prima - ha affermato - la soluzione per certe patologie
doveva essere cercata fuori regione. Oggi per molte patologie
importanti in 9 casi su 10 meglio rimanere nella regione".
Ceriscioli non ha lesinato critiche a scelte di mobilità passiva
dettate a volte "dal passaparola di persone poco informate".
Avere una struttura d'eccellenza ad Ancona, ha sottolineato
il presidente, che può produrre risultati come nel caso delle
"tempeste aritmiche", si deve anche alla "barra dritta" tenuta
dalla Regione su alcune scelte" al fatto di "non aver seguito le
sirene per una minore qualità dappertutto". "Il sistema è
cresciuto - ha aggiunto -, qualità chiama qualità, se hai
professionisti importanti, altri professionisti importanti
arrivano per lavorare insieme". Nelle Marche, ha rimarcato, c'è
una "sanità di altissimo livello che funziona e di cui si può
avere fiducia. Si possono evitare viaggi inutili e dispendiosi
quando puoi trovare nel territorio le cure migliori".
La sanità, ha chiosato Ceriscioli, "è rovinata dal campanile:
magari va male ma deve essere sotto casa". Un concetto che
Ceriscioli respinge: "No a un orto per tutti ma a tutti bel
giardino: luogo accogliente, umanizzato, di rete. Non abbiamo
bisogno di uscire dalla regione per domandare servizi. Chi esce
- concluso - si rende conto delle soluzioni inferiori a quelle
che trova qua".
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