"Bisogna capire come è il decreto,
l'importante per noi è che possano viaggiare le merci, che
funzionino le spedizioni e le persone possano venire a
lavorare". Lo dice all'ANSA Valter Scavolini, fondatore della
Scavolini, a proposito delle misure adottate dal governo per
ridurre il rischio di contagio da coronavirus, con restrizioni
particolarmente severe alla mobilità in Lombardia e in 14
province italiane, tra cui quella di Pesaro Urbino, dove ha sede
l'azienda che produce la cucina "più amata dagli italiani", come
recita il suo claim più famoso, oltre ad altre linee di
arredamento.
"Se le merci possono viaggiare non è un problema più di
tanto, se si bloccano - spiega - invece per noi sarebbe un
disastro, perché noi non facciamo magazzino, lavoriamo sul
prodotto che vendiamo, si produce quello che va consegnato,
quello che assembliamo oggi va spedito tra due giorni". La
Scavolini-Ernesto Meda ha "circa 700 dipendenti, la maggior
parte sono di qui, qualcuno viene da Senigallia, qualcun altro
dalla Romagna, che si trova nella nostra stessa situazione".
L'azienda "va bene, non ha problemi, ma - sottolinea Scavolini
-, bisogna che le fabbriche possano lavorare e che si possano
fare le spedizioni: per noi è determinante, se non si può
spedire, si chiude".
"La salute è la cosa che viene prima di tutto - seguita
Scavolini -, ma bisogna salvaguardare il lavoro. Già in Italia
la situazione non è delle migliori, il coronavirus rischia di
essere una mazzata. Ma noi - insiste - vogliamo continuare". Il
contagio che ha colpito pesantemente la provincia di Pesaro
Urbino non ha intaccato la Scavolini: "un paio di dipendenti si
sono messi in isolamento a scopo precauzionale perché avevano
avuto contatti con persone contagiate: stanno bene". "Non si può
mollare - conclude -, chi è al governo magari non sa come si
produce nelle fabbriche: se blocchi i trasporti, si blocca
tutto. Spero che non sia così".
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