"A causa di questo virus maledetto
sono già morti quattro autisti di ambulanza in Italia e, notizia
di stamattina, uno a Pesaro. Esistiamo anche noi insieme a
medici ed infermieri, stiamo morendo come loro". Così Emanuele
Storani, tesoriere Coes Italia e autista soccorritore all'Asur
Marche Area Vasta 3 di Macerata. In una lettera di quattro
pagine gli autisti soccorritori, che guidano un mezzo sanitario,
hanno affidato alla loro associazione, Coes Italia, la guerra
che stanno combattendo contro il Covid-19 sentendosi
"invisibili": "non siamo nemmeno una figura professionale
riconosciuta" ma lavoriamo "spalla a spalla con medici e
infermieri, rischiamo il contagio ad ogni intervento".
Terrorizzati di portare a casa la "bestia", ricordano,
lamentando anche poca formazione ricevuta su questa emergenza,
"andiamo su strada per soccorrere dettandoci le regole della
sopravvivenza che nessuno ci ha dato su questa pandemia". Del
Coes fanno parte tutti gli operatori delle regioni, da nord a
sud compreso il Centro Italia in cui le Marche hanno un triste
primato di tamponi positivi e ricoveri nelle terapie intensive.
"Anche noi abbiamo paura - dicono Giovanni Morresi, consigliere
Coes per l'Emilia Romagna e Marco Necchini, vice presidente Coes
Italia, in rappresentanza di tutti gli autisti soccorritori
d'Italia - le nostre braccia sono stanche ma siamo presenti per
coprire i turni, siamo pronti a pagare il prezzo per noi stessi
ma non siamo pronti a farlo pagare ai nostri cari. Quando
timbriamo il cartellino veniamo travolti da un mondo assurdo,
inimmaginabile per quelli che ancora continuano ad andare
allegramente in giro fregandosene delle regole".
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