"È improprio chiedere alla
Regione di attuare un percorso di fine vita, di aiuto al
suicidio, senza che questo sia stato delineato compiutamente a
livello normativo". Lo ha ribadito oggi, a margine del Consiglio
regionale, l'assessore regionale alla Sanità delle Marche,
Filippo Saltamartini, sulla vicenda di Mario, il tetraplegico
marchigiano, immobilizzato da più di 10 anni in conseguenza ad
un incidente, che ha chiesto di poter accedere al suicidio
medicalmente assistito.
Mario (nome di fantasia) con il supporto dell'Associazione Luca
Coscioni, aveva diffidato più volte Asur Marche, aveva scritto
al premier Draghi e al ministro della Salute Speranza, per
chiedere al governo di dare attuazione al diritto di accedere al
suicidio medicalmente assistito in Italia sulla scorta della
sentenza "Cappato/dj Fabo" della Consulta.
Dopo il parere del Comitato Etico delle Marche, la vicenda di
Mario si è arenata sul farmaco da utilizzare per il suicidio
assistito. Il caso di Mario non è isolato: nelle Marche anche
Antonio (altro nome di fantasia), tetraplegico da 8 anni, chiede
la stessa possibilità (accesso al suicidio medicalmente
assistito) ma, a differenza di Mario è in attesa di sentenza del
giudice civile (prima udienza oggi).
"Sono temi di una complessità enorme che richiedono l'intervento
del legislatore - spiega Saltamartini, riferendosi alle due
vicende - : non si può chiedere alla Regione, o ai dirigenti,
con un atto amministrativo di stabilire queste norme, tanto più
per il fatto che se queste persone subiscono un danno ci può
essere anche il concorso nel reato di omicidio colposo".
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