Il Partito Democratico "boccia la
proposta di riorganizzazione della sanità regionale" al termine
del lungo dibattito che ha tenuto impegnato il Consiglio
regionale per tre intere giornate, giudicata inutile e dannosa
per la salute dei cittadini marchigiani". "Ancora una volta -
afferma il consigliere dem Romano Carancini, relatore di
minoranza della proposta di legge n. 128 - siamo costretti a
fare i conti con un intervento legislativo irricevibile,
costruito sulla mistificazione e l'incompetenza". I dem, hanno
presentato in aula circa 140 emendamenti, molti dei quali
illustrati dallo stesso Carancini e da Fabrizio Cesetti, che
sono stati respinti, e hanno contestato la riforma sotto vari
profili.
"Affermare come fa la giunta regionale che attraverso
l'istituzione di cinque aziende territoriali dotate di
personalità giuridica - attacca - si definisce un modello
sanitario più vicino ai cittadini, più efficiente, più
produttivo e più economico, è una 'bestemmia laica' contro i
principi della Costituzione e, soprattutto, contro il diritto
universale alla salute. A differenza di quanto vuol far credere
il centrodestra, il potenziamento della sanità territoriale è
ben altra cosa, e lo si farà non certo grazie a questa pseudo
riforma, ma alle risorse stanziate dalla missione Salute del
Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il quale definisce in
modo puntuale gli ospedali di comunità, le case della comunità e
i centri operativi territoriali che il governo, attraverso
l'Europa, finanzierà integralmente con oltre 20 miliardi, di cui
il 2,5% ricadrà in questa regione".
La "verità, invece,- secondo Carancini - è che l'attribuzione
della personalità giuridica scatenerà la concorrenza tra le
singole Ast, acuendo inevitabilmente le disparità territoriali
tra le singole province marchigiane".
Carancini punta il dito anche sul metodo con cui è stata
costruita la proposta di riforma del centrodestra: "Le riforme,
specie quelle importanti, si fanno dopo un'analisi, dopo aver
studiato, fotografato lo stato di fatto, rielaborato e tratto
conclusioni rispetto agli obiettivi dati. - prosegue - Si fanno
dando valore alla partecipazione. Questa Pdl, invece, è stata
pubblicata il 6 luglio dalla giunta regionale, le audizioni in
quarta commissione sono state avviate l'8 luglio e si sono
concluse il 25 luglio". Insomma, "in appena due settimane si è
ridisegnata l'organizzazione del modello sanitario regionale,
non permettendo neanche ai sindaci e agli altri interlocutori
dei territori di approfondire, fare rilievi, segnalare
criticità. Una decisione inconcepibile e inaccettabile, nel
metodo e nel merito, che trova ragione solo nella volontà della
giunta regionale di soffocare il confronto. Una legge come
questa non poteva e non doveva essere approvata in 15 giorni".
Infine l'esponente dem denuncia "la scelta incomprensibile di
fare una legge ad invarianza finanziaria, che testimonia la
drammatica superficialità con cui la giunta Acquaroli si è
approcciata al tema. Praticamente - sottolinea - hanno deciso di
avviare un nuovo modello organizzativo alle condizioni
preesistenti. Mi chiedo: come può essere giudicato credibile un
simile provvedimento? Una domanda legittimata ulteriormente
dall'assenza del nuovo Piano Socio Sanitario, strumento
fondamentale per una riorganizzazione sanitaria, dato che è lì
che ci sono le risorse, la loro allocazione e, soprattutto, la
definizione degli equilibri tra i territori in termini di
qualità, adeguatezza e quantità".
"Purtroppo - afferma il capogruppo del Pd Maurizio
Mangialardi - le preoccupazioni che avevamo maturato durante il
percorso in commissione, sono divenute certezze. La proposta con
cui la giunta Acquaroli intende ridisegnare il modello sanitario
marchigiano è in realtà una vera e propria controriforma, sia
sul piano amministrativo che culturale, lontana anni luce dalla
necessità di ripensare la sanità regionale dopo la drammatica
esperienza vissuta con la pandemia. Ciò non ci stupisce, perché
questa maggioranza in effetti è stata pienamente coerente con la
propria matrice ideologica anti egualitaria, che anziché dare
risposte orizzontali ai territori li mette in competizione tra
loro eliminando l'Asur e attribuendo personalità giuridica alle
Ast. Ora vedremo - aggiunge - chi si incaricherà di compensare
gli squilibri tra le singole province, chi compenserà i numeri
dei posti letto tra gli ospedali regionali e come si combatterà
la mobilità passiva dopo la cancellazione di Marche Nord". "E
vedremo - dice ancora il capogruppo dem - anche quale sarà il
contributo che questa pseudo riforma, realizzata in maniera
arruffata e frettolosa, alle spalle dei sindaci e dei territori
dopo due anni di nulla, darà alla lotta contro il Covid. Visto
il disastro sanitario compiuto nelle Marche dalla giunta
Acquaroli dal 2020 a oggi non c'è da stare tranquilli".
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