"Davanti alle violenze, bisogna
interrompere subito la relazione. Il silenzio prolunga solo i
maltrattamenti". Lo dice all'ANSA l'avv. Roberta Montenovo,
presidente dell'associazione Donne e Giustizia di Ancona, che da
anni ha uno sportello di ascolto e prima accoglienza per vittime
di violenza domestica, stalking, violenza sessuale e
maltrattamenti da parte di uomini e ragazzi. E racconta la
storia di uno degli ultimi casi seguiti, una donna che per 30
anni ha vissuto con un marito violento, che più che una moglie
accanto voleva una schiava. E come tale l'ha trattata. Lei oggi
ha 60 anni, è madre di due figli. Un mese fa la vicenda
giudiziaria, seguita da un team di avvocate che si occupano
gratuitamente di chi chiede loro aiuto, è arrivata alla sentenza
di appello, con una condanna a due anni e un mese per il marito
61enne, accusato di maltrattamenti in famiglia.
"A salvarla è stata la denuncia della figlia - spiega l'avv.
Montenovo - che, all'ennesimo episodio violento accaduto in
casa, ha chiamato i carabinieri. 'Non ho mai denunciato, non ho
mai osato parlare perché mi vergognavo' ci ha raccontato poi la
madre". Violenze domestiche continue e insulti. In una occasione
non gli era piaciuta la cena e dopo aver gettato il piatto a
terra con tutto il contenuto aveva, stando alle accuse,
obbligato la moglie a mangiare quel cibo dal pavimento. Ogni
volta che la donna trovava lavoro lui l'accusava di essere una
prostituta e la costringeva a licenziarsi. In casa pretendeva
di mangiare anche da solo, obbligando la moglie a servirlo.
L'ennesimo episodio che ha portato la figlia a denunciare tutto
ai carabinieri risale al 2020: nel periodo delle restrizioni del
lockdown il 61enne è stato oggetto di un provvedimento di
allontanamento dal nucleo familiare.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA