Non esiste più il ponte
Garibaldi, simbolo dell'alluvione 2022 che ha devastato le valli
Misa e Nevola. Non sono ancora terminati i lavori di
demolizione, ma dell'infrastruttura danneggiata dalle numerose
piene del fiume che attraversa il centro storico di Senigallia
(Ancona) rimane solo un cumulo di macerie.
L'abbattimento è durato alcune settimane: i lavori erano
stati avviati a inizio ottobre con opere di alleggerimento come
la rimozione dei parapetti, poi il cantiere è stato sospeso per
i ritardi nello spostamento dei cavi della telefonia. Le
operazioni sono riprese a fine mese, pochi giorni dopo il
sopralluogo della presidente del Consiglio dei ministri Giorgia
Meloni e del ministro agli affari europei e Pnrr Raffaele Fitto.
Dal 30 ottobre un mezzo con un martello demolitore idraulico
ha demolito pezzo per pezzo le tre campate, cominciando dal lato
di via Rossini, zona stadio; è poi entrato letteralmente nel
letto del fiume camminando sui detriti. Da lì si è potuto
abbattere il resto della struttura, davanti a numerosi cittadini
che hanno voluto assistere ai lavori.
L'intervento, che segna un punto di svolta nella riduzione
dei rischi di nuove esondazioni nell'abitato di Senigallia, non
è ancora ultimato: il Consorzio di Bonifica provvederà a
rimuovere i detriti lasciati in alveo per evitare che possano
causare pericoli in caso di piena del fiume Misa. Per la
ricostruzione, però, i tempi non saranno brevi: il cantiere
riprenderà solo nei primi mesi del 2024. Sarà l'Anas a occuparsi
della nuova infrastruttura di cui ancora non è stato presentato
il progetto definitivo: sarà certamente a campata unica, senza
pile in alveo per una maggiore sicurezza e capacità di deflusso
dell'acqua, con intradosso rialzato rispetto alle sponde
arginali in muratura.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA