Come una grande famiglia, dove tutti si aiutano e si vogliono anche un po' bene, nonostante qualche incomprensione tipica tra vicini. È quello che da circa un anno e mezzo vivono e raccontano gli inquilini del "condominio solidale" di via Pavese a Macerata.
Quella dei "condomini solidali" è un'esperienza ancora poco diffusa a livello nazionale, ma nelle Marche sembra dare dei risultati importanti sotto l'aspetto sociale e in particolare sembra utile per vincere la solitudine dei più anziani. L'ANSA ha visitato il complesso costituito da 18 appartamenti ben rifiniti, occupati da persone sole o in coppia, ultra-sessantacinquenni per regolamento, fatta eccezione per la cosiddetta famiglia tutor che ha il compito di fare da trait d'union tra gli inquilini e l'amministrazione comunale che ha dato vita al progetto, rispolverando un vecchio bando regionale del 2004-2005.
Da pochi giorni è stato istituito anche il servizio infermieristico all'interno del condominio: due volte al mese, Giulia - l'infermiera - si reca in via Pavese e si mette a disposizione dei condomini per monitorare il loro stato di salute. "La presenza di un'infermiera professionale all'interno del condominio solidale è un importante obiettivo raggiunto grazie alla collaborazione con l'Ircr, l'azienda pubblica servizi alla persona", spiega l'assessora comunale alle politiche sociali Francesca D'Alessandro che sottolinea la "bontà di un'esperienza che vorremmo replicare e che andrebbe maggiormente esportata a livello nazionale per permettere a persone anche molto anziane di vivere la loro età avanzata in un ambiente bello, confortevole e sicuro".
"La nostra è una realtà che deve fare i conti con una popolazione che invecchia e questa è una splendida alternativa alle case di riposo". Gli inquilini spiegano la solidarietà che si crea tra i vicini di appartamento: "nella porta accanto vive un signore di una novantina d'anni - racconta Caterina - ogni giorno gli faccio visita e se serve lo aiuto a sbrigare qualcosa in casa". Il palazzo è dotato di una grande sala comune e di una stanza dove opera l'infermiere. In tutte le case arriva il collegamento wi-fi e c'è un impianto di allarme.
Annamaria Verolo e il marito Fabio sono i tutor: “Questa realtà - racconta la donna - è cresciuta e sta crescendo a piccoli passi, è stato necessario conoscerci, adesso si iniziano a cogliere gli aspetti più belli e positivi di questa esperienza”. Sottolineata, per importanza, anche da Amedeo Gravina, presidente Ircr, che si sofferma sul servizio infermieristico curato dal personale messo a disposizione dalla stessa Azienda pubblica: “C’è l’esigenza - spiega - di portare il primo approccio di salute e in generale di sanità, verso il cittadino”.
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