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Naufraghi su Geo Barents Msf, 'venduti e torturati in Libia'

Naufraghi su Geo Barents Msf, 'venduti e torturati in Libia'

Fulvia Conte, 'viaggio lungo verso ad Ancona ultima ingiustizia'

ANCONA, 02 luglio 2024, 11:37

Redazione ANSA

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Partiti mesi fa dai Paesi d'origine, scambiati e venduti tra milizie in Libia, violenze e torture subite, anche in videochiamata con i propri genitori o con le famiglie, dai trafficanti per avere più soldi. Sono storie di drammatica quotidianità che raccontano alcuni dei migranti soccorsi dalla nave umanitaria Geo Barents. A riferire i racconti dei migranti, Fulvia Conte, responsabile ricerca e soccorso per Medici senza Frontiere, dopo lo sbarco ad Ancona con la nave di Msf di 34 naufraghi - tra cui una maggiorenne e una ragazza minore - soccorsi il 27 giugno scorso in acque internazionali al largo della Libia.
    "Sono sempre situazioni drammatiche e particolari - osserva Conte - anche perché altrimenti le persone non avrebbero preso la via del mare, non sarebbero passate in Libia passando per tutto quello che hanno dovuto vivere. Ci sono moltissimi minori non accompagnati, anche una ragazza minorenne non accompagnata.
    Le persone vengono da paesi devastati - prosegue -, sono state mesi in Libia e hanno subito torture, violenze e abusi, come ci raccontano tutte le persone che passano lì". "Ci sono anche ragazzini molto piccoli che viaggiano da soli, adolescenti che nel nostro Paese forse non faremmo andare a scuola da soli: - aggiunge la coordinatrice dei soccorsi Msf - viaggiano da soli per mesi, non vedono e non sentono le famiglie da tantissimo tempo, e ci raccontano che era l'unica possibilità per poter avere un futuro" "Un viaggio ingiusto - attacca Conte -: è l'ennesima volta in cui vengono assegnati porti lontani soltanto alle navi delle Ong. Ci abbiamo messo quattro giorni di navigazione e, tra l'altro, le navi hanno una velocità molto ridotta e sarebbe stato molto più giusto e molto più degno a sbarcare le persone in un porto più vicino e poi ripartirle con mezzi più veloci in Italia. Sono persone che appunto hanno già vissuto abbastanza ingiustizie - conclude la responsabile per la ricerca e il soccorso di Msf - e quella di arrivare fino ad Ancona del Porto per sbarcare è l'ultima di queste".
   

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