Omissioni, negligenze o violazioni di norme negli interventi di manutenzione e gestione degli alvei dei fiumi, in particolare la mancata rimozione di piante e alberi, e nella realizzazione di alcuni ponti, avrebbero favorito le esondazioni dei fiumi Misa e Nevola o generato condizioni di criticità idraulica.
Queste accuse sono contestate dalla Procura di L'Aquila in relazione all'alluvione del 15 settembre 2022 che causò 13 morti e devastò oltre 2.500 ettari di terreni, aziende e abitazioni tra Senigallia (Ancona) e il suo hinterland, colpendo nove comuni. Il pm Fabio Picuti ha chiesto il processo per 22 persone tra funzionari e tecnici di Regione Marche, Provincia di Ancona, Consorzio di Bonifica Marche e Comune di Serra de' Conti. I reati contestati, a vario titolo, sono di cooperazione in inondazione colposa, in lesioni gravi e omicidio colposo plurimo. Di quest'ultimo addebito devono rispondere 18 dei 22 indagati.
Tra le vittime, vi fu anche il piccolo Mattia Luconi, 8 anni, trascinato via dalla furia del Nevola nella zona di Castelleone di Suasa mentre era in auto con la madre, Maria Silvia Mereu, che invece si salvò miracolosamente. La donna rimase ricoverata in ospedale per diversi giorni e il reato di lesioni gravi è collegato a queste circostanze. Quella sera, tra le 18 e mezzanotte, nel Senigalliese si scatenò l'inferno con fiumi esondati, persone in fuga, salvataggi, morti, case allagate, un'enorme quantità di rami e tronchi disseminata ovunque.
L'alluvione, che causò danni ingenti anche nel Pesarese, colpì i Comuni di Arcevia, Barbara, Castelleone di Suasa, Corinaldo, Ostra, Ostra Vetere, Senigallia, Serra de' Conti, Trecastelli, interessando 500 aziende, 2.500 case private, e minacciando 8mila persone. Due le indagini parallele: la prima, chiusa nel novembre 2023, per presunti ritardi negli allarmi alla popolazione, coinvolge 14 indagati (alcuni coinvolte in entrambi i filoni) tra cui sei sindaci, due funzionari dei vigili del fuoco, sei di Protezione civile regionale; la seconda, culminata con la richiesta di rinvio a giudizio per 22 persone, si focalizza sulle negligenze negli interventi di prevenzione sui fiumi. Entrambe sono state demandate alla Procura abruzzese in quanto tra i danneggiati c'è anche un magistrato in servizio ad Ancona. Nell'inchiesta bis non compare più il nome di Luca Paparelli, allora coordinatore nel Consorzio di Bonifica, la cui posizione è stata stralciata o archiviata.
E' stato invece chiesto il processo per alcuni funzionari e tecnici di Regione (Servizi Infrastrutture, Tutela gestione e assetto del territorio, Genio civile), tra cui il capo della Protezione civile regionale Stefano Stefoni; della Provincia di Ancona (Area acque, Tutela ambiente), del Consorzio di bonifica delle Marche, tra cui l'allora presidente Claudio Netti, e di Bonifica Marche service; tre sono ex responsabili dell'ufficio lavori pubblici del Comune di Serra de' Conti. Due le ipotesi di disastro colposo contestate: la prima per l'esondazione che colpì vari centri dell'hinterland senigalliese, riguarda la mancata progettazione e realizzazione di interventi per gestire i corsi d'acqua per mitigare il rischio idrogeologico e della manutenzione dei fiumi dagli alvei e ponti. A 18 indagati si addebita la cooperazione in omicidio colposo plurimo e lesioni colpose gravi. Una terza accusa riguarda l'esondazione del Misa a Senigallia, in particolare il Ponte 2 giugno e il porto: nel mirino presunte violazioni di prescrizioni nella realizzazione del ponte. L'udienza preliminare si terrà il 4 dicembre a L'Aquila.
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