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È morto Glauco Mauri, decano del teatro

È morto Glauco Mauri, decano del teatro

Grande attore e regista, per 70 anni in scena

ROMA, 29 settembre 2024, 13:06

Redazione ANSA

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È morto nella tarda serata di ieri a Roma Glauco Mauri, decano del teatro italiano. Avrebbe compiuto 94 anni il primo ottobre. La notizia della scomparsa, anticipata dal Messaggero, viene confermata dalla storica compagnia Mauri Sturno, fondata dal grande attore e regista nel 1961 con Roberto Sturno, morto nel 2023.
    Nato a Pesaro nel 1930, interprete di Shakespeare, Molière, Pirandello, Dostoevskij, Goldoni, con coraggio e passione Mauri è stato per settant'anni in scena: era atteso dal 26 al 29 settembre al Vascello di Roma con lo spettacolo De Profundis, da Oscar Wilde, annullato per l'indisposizione dell'attore. 

Ha quindici anni Mauri quando affronta il primo ruolo da protagonista, con una compagnia amatoriale della sua città. Nel 1949 entra all'Accademia di Arte Drammatica di Roma diretta da Silvio D'Amico. Tra i suoi insegnanti: Orazio Costa, Wanda Capodaglio, Sergio Tofano, Mario Pelosini. Debutta da professionista nel 1953 nel Macbeth di Shakespeare diretto da Orazio Costa. Nello stesso anno è Sir Tobia ne La dodicesima Notte di Shakespeare con la regia di Renato Castellani, e, diretto da André Barsaq, ottiene un grande successo personale nel ruolo di Smerdjakov nei Fratelli Karamazov di Dostoevskij, con Memo Benassi, Lilla Brignone, Gianni Santuccio ed Enrico Maria Salerno.

Nel 1961 fonda con Valeria Moriconi, Franco Enriquez, Emanuele Luzzati, ai quali si aggiungerà in seguito Mario Scaccia, la Compagnia dei Quattro, gruppo artistico che ha rappresentato una forza innovativa e significativa nel panorama teatrale italiano, con cui porta in scena Shakespeare, Beckett, Pasolini, Marlowe-Brecht, Del Buono, Codignola, Garcia Lorca. Dal 1965, dopo lo scioglimento della Compagnia, lavora soprattutto per gli Stabili di Torino, Genova, Bologna, e collabora con i maggiori registi italiani: Luigi Squarzina, Giorgio Strehler, Mario Missiroli, Aldo Trionfo per citarne solo alcuni. Diretto da Luca Ronconi (1972) è protagonista nell'Orestea di Eschilo al Bitef di Belgrado, alla Sorbona di Parigi e alla Biennale di Venezia.

Tra i suoi autori più amati, Shakespeare, Dostoevskij, Beckett. Nel 1981 fonda con Roberto Sturno la Compagnia Glauco Mauri, divenuta poi Mauri-Sturno. Dal suo debutto da professionista, partecipa a tutte le stagioni teatrali recitando più volte in spettacoli classici al Teatro Greco di Siracusa, al Teatro Romano di Verona, e poi ai Festival di Spoleto, di Benevento e di Asti. Nella sua lunga carriera, appare anche in film come La Cina è vicina di Marco Bellocchio (1967), La costanza della ragione di Pasquale Festa Campanile (1964), L'ospite di Liliana Cavani (1971), Profondo rosso di Dario Argento (1975), Ecce Bombo di Nanni Moretti (1978). In tv è fra i protagonisti della stagione d'oro degli sceneggiati Rai, come I demoni di Dostoevskij e I Buddenbrook di Thomas Mann.

A dicembre 2023 esce "Le lacrime della Duse. Ritratto di un artista da vecchio", l'autobiografia di Glauco Mauri, in cui con leggerezza e sincerità racconta la sua lunga ed ineguagliabile carriera di attore: "Vorrei fosse chiaro che non mi servo della vita per parlare di me ma uso me stesso per parlare della vita. Ho più di novant'anni e ho sempre cercato di stare con le antenne della mente e del cuore ben vibranti, per tentare di comprendere qualcosa della grande avventura del vivere. A quindici anni sono salito, per la prima volta, sopra un palcoscenico, poi per settantadue ho dedicato la mia vita al teatro. Luci e ombre, successi e fallimenti e devo confessare che i secondi mi sono stati più utili". 

Pesaro saluta Mauri dedicandogli il Festival d'arte drammatica

 La città di Pesaro saluta Glauco Mauri, scomparso il 28 settembre all'età di 93 anni, dedicandogli la 77/a edizione del GAD, il festival d'arte drammatica della città. Glauco Mauri è stato un decano del teatro Italiano, attore e regista, volto noto del cinema e della televisione, nato proprio a Pesaro l' 1 ottobre 1930, dove il 20 settembre, al teatro Rossini, ha tenuto il suo ultimo spettacolo, celebrando 71 anni di carriera con l'opera di Oscar Wilde "De Profundis".

"Addio al grandissimo Glauco Mauri, la sua ultima esibizione, pochi giorni fa a Pesaro, ha riscaldato il cuore di tutti noi e allo stesso tempo ci ha trasmesso la fatica di una condizione che non poteva però prescindere dal vivere il palcoscenico fino all'ultimo minuto. - afferma il vicesindaco di Pesaro, Daniele Vimimi - siamo addolorati per la sua scomparsa e ci uniamo al dolore dei familiari, dei compagni di teatro e degli amici più cari - dice - assieme al presidente di Amici della Prosa - GAD Pesaro, Maurizio Sebastiani, abbiamo deciso di dedicargli l'imminente 77/a edizione del Festival di Arte Drammatica" che si terrà a Pesaro dal 14 al 27 ottobre 2024. 

 Massimo Puliani, 'Mauri sarà sempre un Grande del teatro'

 "Con Glauco Mauri la parola 'grande' può essere appropriata! Lui è stato e sarà sempre un Grande del teatro italiano. Nel mondo del teatro ci sono le 'persone' e le 'maschere'. Quando un attore si identifica con il proprio ruolo, e la finzione diventa realtà, l'attore è, appunto, un Grande attore. Questo pensiero pirandelliano mi è venuto in mente pensando a Glauco Mauri, che a mio avviso si colloca cronologicamente subito dopo un altro Grande interprete del teatro italiano, Ruggero Ruggeri (e anche Mauri, come un 'destino irrinunciabile per i mattatori', interpretò il pirandelliano testo scritto per l attore fanese, "Enrico IV" nel 1998 per la regia Maurizio Scaparro)". A sottolinearlo è Massimo Puliani, docente di Storia del Teatro e direttore artistico di teatri, parlando dell'attore e regista scomparso.

"Mauri è uno dei Grandi interpreti delle pièce del premio Nobel Samuel Beckett: da solo - ricorda Puliani - interpretò 'Atto senza Parole' e 'L'ultimo nastro di Krapp' di Beckett, per la regia di Franco Enriquez, con il quale fondò nel 1961 fondò la 'Compagnia dei Quattro' che sarà una formazione fondamentale per il teatro italiano e tra i Quattro c'erano Valeria Moriconi ed Emanuele Luzzati". E ancora, "con i Grandi registi come Orazio Costa (suo maestro in Accademia alla Silvio d'Amico), Squarzina, Ronconi, Marcucci ecc. affrontò Shakespeare (ricorrente nella sua poderosa teatrografia), i Greci e poi Brecht. Ed è proprio con 'Il signor Puntila e il suo servo Matti' che nel 1981 vinse il premio Ubu come il miglior attore, spettacolo che debuttò proprio nella sua amata Pesaro.

Ma Mauri - sottolinea il docente, di ruolo all'Accademia di Belle Arti di Urbino - era uno 'sperimentatore', in cerca di 'novità' ed è per questo che da regista affrontò i testi di scrittori contemporanei fra cui Bernard Marie Koltès con tre produzioni fra cui 'Variazioni enigmatiche', una pièce per due attori (in scena c'era il solidale Roberto Sturno) che ho seguito da direttore del Teatro Stabile in Rete nel debutto a Cagli nel 2000". "I Grandi ruoli come quello di Re Lear, Faust e come ultimo in 'Minetti. Ritratto di un artista da vecchio' di Thomas Bernhard sono stati per Glauco Mauri il suo essere 'identitario', nell'accezione di chi si sente coscientemente partecipe nella società, in quel palcoscenico della vita che oggi cala il sipario fra gli applausi!", conclude. 

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