"Sappiamo che la transizione
ecologica deve procedere spedita e che invece a livello
nazionale si dibatte sulla velocità che questa transizione
dovrebbe mantenere, ad ogni modo le Marche sono fuori da questa
discussione, perché la transizione ecologica deve ancora
partire". E' quanto dichiara Marco Ciarulli, Presidente
Legambiente Marche nel ricordare che il 15 ottobre 2024 ricorre
un anno dal XXI congresso di Legambiente Marche. Con l'occasione
l'associazione traccia un primo bilancio sulle politiche di
mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici che hanno
interessato la Regione, evidenziando uno stallo sulle politiche
nelle Marche verso la sostenibilità.
Da diversi anni ormai gli aspetti più cruciali come la
produzione di energia pulita, l'economia circolare, la mobilità
sostenibile e la realizzazione di aree protette "sono obiettivi
che non fanno un solo passo in avanti. Di fatto siamo di fronte
ad uno stallo sulle politiche prioritarie legate alla
transizione ecologica nelle Marche, ed è un vero peccato perché
stiamo perdendo l'opportunità di rendere la transizione
ecologica un volano per l'economia, lo sviluppo (sostenibile) e
la qualità della vita".
Sulle energie rinnovabili secondo Legambiente "le Marche da
almeno 10 anni a questa parte, non realizzano nuovi grandi
impianti di energia da fonte rinnovabile, alimentando un deficit
energetico del 70% rispetto al proprio fabbisogno, questi numeri
non fanno un solo passo in avanti, a discapito della
sostenibilità ambientale e dei costi in bolletta che i
marchigiani devono sostenere".
Sui rifiuti "qualche anno fa le Marche potevano vantare una
raccolta differenziata di successo rispetto alle altre regioni,
ma oggi il parametro di misura è basato sul modello
dell'economia circolare, che oltre ad una differenziazione dei
rifiuti, inserisce specifiche priorità come la prevenzione della
produzione dei rifiuti e l'effettivo riciclo degli stessi a
partire dal rifiuto differenziato, che oggi gli è molto
inferiore. Due obiettivi sui quali non riusciamo ad evolvere,
mantenendo una produzione procapite di rifiuti stabilmente sopra
i 500kg per abitante all'anno e senza nemmeno un nuovo impianto
di riciclo. Così come per l'energia, chiediamo aiuto alle
regioni vicine, in questo caso inviando i nostri rifiuti in
Emilia Romagna Veneto e Lombardia, che oltretutto, da questi
rifiuti ricavano un'energia rinnovabile come il biometano.
Per quanto riguarda le aree protette le indicazioni
dell'Unione Europea sono chiare: arrivare al 2030 con almeno il
30% della superficie marina e terrestre protetta. Nelle Marche
il dato è sostanzialmente invariato da diversi anni. A partire
dalla percentuale di superficie terrestre, che si aggira intorno
al 10% ma che dal 2009 non vede significativi aumenti. Un dato
parzialmente positivo, soprattutto se comparato alla superficie
marina protetta che invece registra uno zero assoluto. Infine
l'associazione ricorda che oltre alle azioni di transizione
ecologica per contrastare nel medio lungo periodo crisi
climatica, urge mettere in campo azioni nell'immediato per
l'adattamento ai cambiamenti climatici, come purtroppo ogni anno
ci ricordano gli eventi estremi che anche nelle Marche trovano
sfogo, con periodi di siccità prolungati alternati a piogge
forti e concentrate in periodi brevi. Legambiente ricorda che la
Regione Marche ha una Strategia per lo Sviluppo Sostenibile e un
Piano Regionale di Adattamento ai Cambiamenti climatici,
approvato nel 2023, che ad oggi sembrano essere rimasti senza
azioni specifiche, quindi lettera morta.
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