"Il Piano regionale dei rifiuti
intende giustamente superare lo stallo in cui la nostra Regione
è finita negli ultimi anni e assolvere agli adempimenti
normativi comunitari e nazionali, ma lo fa usando uno strumento
sbagliato, la termovalorizzazione". E' quanto dichiara Marco
Ciarulli, Presidente di Legambiente Marche presentando le
osservazioni al Pinao regionale. Secondo Ciarulli "è innegabile
che la Regione Marche debba chiudere il proprio ciclo dei
rifiuti, ma la gestione va affrontata a monte, dalla
prevenzione, al riuso al riciclo e non a valle
(termovalorizzazione). Solo dopo aver vagliato tutte le opzioni
realizzabili, come accade in altre Regioni d'Italia, possiamo
lavorare sulla chiusura del ciclo dei rifiuti urbani, che va
appunto intesa come opzione finale o residuale, non centrale".
Nelle Marche - informa Legambiente - si producono circa
760mila tonnellate di rifiuti urbani, il 72% di questi rifiuti
va incontro a raccolta differenziata, ma questa percentuale non
rappresenta l'effettivo riciclo dei rifiuti urbani poiché
all'interno di questa raccolta differenziata ci sono impurità
che abbassano notevolmente l'effettivo riciclo di quello che
viene raccolto separatamente, arrivando a dover smaltire in
discarica circa il 50% dei rifiuti urbani prodotti". La ricetta
di Legambiente per migliorare questi numeri e raggiungere gli
obbiettivi comunitari parte dal modello Maceratese, fino ad
arrivare a sistemi di gestione più avanzati di altre Regioni.
"Nelle Marche il primo passo virtuoso nella gestione dei
rifiuti è stato realizzato più di dieci anni fa con lo
spegnimento del termovalorizzatore e l'avvio del modello di
raccolta Porta a Porta per tutta la Provincia di Macerata,
affiancata da un'autosufficienza impiantistica - prosegue
Ciarulli -, oggi questo modello va sicuramente implementato,
come indica lo stesso Piano Regionale, esportando il Porta a
Porta in tutta la regione, ma ad esso vanno affiancate strategie
di prevenzione e riciclo necessarie per abbattere il volume dei
rifiuti destinati allo smaltimento, a partire dagli impianti per
il riciclo del rifiuto organico, fino agli impianti utili per il
riciclo di tutte quelle frazioni che ad oggi continuiamo a
smaltire, come i prodotti assorbenti per la persona.
Inoltre al Porta a Porta va affiancato - osserva Legambiente
- un sistema di tariffazione puntuale che, possa aumentare la
qualità della raccolta differenziata e premiare i cittadini che
conferiscono meno rifiuti. Solo aggredendo le impurità della
raccolta differenziata e sequestrando dall'indifferenziato tutta
la materia effettivamente riciclabile possiamo diventare un
modello più sostenibile, ambientalmente ed economicamente. E
solamente dopo aver fatto tutto questo, possiamo ragionare sulla
chiusura del ciclo dei rifiuti, ammesso che restino volumi tali
da giustificare la realizzazione di un termovalorizzatore".
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