"È questo il tempo di metterci in
cammino verso Betlemme, come fecero i Magi. Il Natale è il tempo
per ricominciare, per ritrovare speranza nella nostra vita". E'
l'invito dell'arcivescovo di Ancona-Osimo, monsignor Angelo
Spina, nel suo messaggio in occasione di "un Natale speciale,
all'inizio dell'Anno Giubilare. Un anno di grande gioia, perché
sperimentiamo che siamo amati da Dio sempre, immensamente".
"Si respira un clima conflittuale e violento: - osserva
l'arcivescovo - la spietata avanzata del numero dei femminicidi,
la crescita della violenza tra i giovani, l'inasprirsi del
linguaggio sempre più segnato dall'odio, i casi di
antisemitismo, che non possiamo tollerare, sono come semi che da
sempre il male getta nei cuori e nelle relazioni delle persone e
contaminano i cuori e i linguaggi". In questo contesto la
riflessione di monsignor Spina che si ferma "spesso e con
stupore davanti al dipinto Adorazione dei Magi (olio su tela),
attribuito a Carlo Maratti, nato a Camerano nel 1624, conservato
ad Ancona nell'Episcopio. È una scena sublime, come la
descriveva già Luigi Serra nell'Inventario degli oggetti d'arte
d'Italia nel 1936: 'Dalla soglia della capanna - misto di
architettura rustica e classica - s'avanzano la Vergine col
Bambino in braccio e San Giuseppe. Porgono l'omaggio dei doni i
Re Magi, due curvi in ginocchio, l'altro ritto nell'ombra in
atto di tener sollevato il vaso dell'incenso fumante. Sul fondo
di architettura e di cielo, armigeri e pastori". L'arcivescovo
parte da questo dipinto per una riflessione sul Natale 2024, che
richiama il racconto dell'evangelista Matteo.
"Chi può dare speranza in un tempo così difficile e
complesso? - prosegue monsignor Spina - È il tempo di metterci
in cammino verso Betlemme, come fecero i Magi". "Il cammino
insieme germoglia dall'amore, dalla disponibilità a vivere la
vita come dono per gli altri, ad uscire dall'io per donarsi con
Dio agli altri. I Magi - conclude - ci insegnano che bisogna
alzare lo sguardo verso il cielo, non si accontentano di ciò che
sono e che hanno, non vivono la vita con lo sguardo rivolto
verso il basso, non restano prigionieri delle cose di ogni
giorno, non chiudono tutta l'esperienza della loro vita in ciò
che possono vedere e toccare".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA