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Luca Urbani, 'mio padre esempio per ridurre le disuguaglianze'

Luca Urbani, 'mio padre esempio per ridurre le disuguaglianze'

Figlio del medico eroe che identificò la Sars, è cooperante ong

ANCONA, 25 marzo 2025, 14:18

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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E' "importante continuare a ricordare la figura di mio padre Carlo Urbani per educare e sensibilizzare le nuove generazioni a una responsabilità collettiva, a una responsabilità globale, a unirsi per raggiungere l'obiettivo comune che è quello della riduzione delle disuguaglianze a livello mondiale".

Così Luca Urbani, 29 anni, vice presidente Aicu (Associazione italiana Carlo Urbani), figlio di Carlo, il medico eroe di Castelplanio (Ancona) che nel 2003 per primo identificò la Sars in Vietnam e che morì il 29 marzo di quello stesso anno proprio a causa della malattia che contribuì a fermare.
    Oggi Luca Urbani è intervenuto alla seduta del Consiglio regionale dedicata alla figura del medico e microbiologo nella Giornata a lui intitolata: "è un grande onore - ha detto il figlio di Carlo Urbani - per mantenere vivo il ricordo di mio padre non solo come medico ma per trasmettere i suoi ideali, per adattare all'attualità le battaglie che ha portato avanti fino alla fine".

Nel corso della seduta sono state premiate alcune classi di studenti nell'ambito del premio giornalistico Carlo Urbani 2025 Sulla scia del padre, Luca Urbani, lui non è un medico ma un cooperante, è impegnato in progetti internazionali a favore delle popolazioni più deboli: è appena tornato dal Mali dove ha lavorato per una ong francese.
    "Ho lavorato per varie Ong internazionali e quello che io faccio è seguire l'implementazione dei progetti, - ha spiegato a margine del Consiglio regionale -, scrivere nuovi progetti per cercare nuovi finanziamenti per poter intervenire in risposta ai bisogni sempre più elevati, sempre più grandi delle popolazioni dove sono intervenuto le organizzazioni". "In Mali sono stato un anno con una Ong francese e ho seguito vari progetti in sicurezza alimentare, in educazione, in protezione e questo lavoro mi permette di toccare con mano e di vedere quali sono quelle disuguaglianze di cui mio padre parlava molto; quali sono le reali condizioni di queste popolazioni che vivono in condizioni poco dignitose, in condizioni molto precarie e per me - ha concluso - è una forza in più che ottengo perché mi dà sempre più voglia di fare qualcosa e di essere più incisivo possibile".
   

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