Nel 2021 con un tasso di attività
femminile al 55,4%, l'Italia è nel penultimo posto nel ranking
dei Paesi comunitari condotto dalla Svezia, dove il tasso di
attività femminile è pari all'80,8%; peggio solo della Romania,
ultima in classifica, e lontana dalla media del 68,5% registrata
nei 27 paesi Ue. La classifica è stata mostrata a Jesi dal
direttore del Censis, Massimiliano Valerii, nell'ambito del
convegno 'La sostenibilità, una nuova visione' organizzato da
Confartigianato Imprese Ancona - Pesaro e Urbino nell'ambito del
progetto 'Obiettivo Sostenibilità'.
Valeri ha presentato i dati relativi alle imprese, in
particolare guidate da donne, e alla loro 'sostenibilità'
evidenziando come ci sia una questione 'culturale' all'origine
delle difficoltà che ancora oggi le donne vivono sul lavoro. Su
di loro ricade il maggior peso della cura dei figli e dei lavori
domestici; donne vittime ma anche troppo spesso pronte a
'giustificare' i pregiudizi di chi le vuole più vocate alla
famiglia che alla carriera. Nel sondaggio Censis su dati Istat,
il 23,9% delle donne crede che le donne possono provocare
violenza con il loro modo di vestire, a fronte di un 23,8% di
uomini.
Ad aprire l'incontro Graziano Sabbatini, presidente di
Confartigianato Imprese Ancona Pesaro e Urbino, l''assessore
alle Pari Opportunità della Regione Marche Chiara Biondi e
l'assessore alla Formazione del Comune di Jesi Emanuela
Marguccio. Numerosi gli interventi degli esperti e le
testimonianze di imprenditrici, da cui è emerso che un'impresa
sostenibile dal punto di vista sociale e capace di offrire un
sistema di welfare adeguato alle esigenze proprie e dei propri
collaboratori, è in grado anche di creare più profitto con
ricadute positive su economia e comunità di riferimento.
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