"Qui è pagina triste e vergognosa,
si doveva fare qualcosa. Eravamo stati lasciati da soli e quando
sei solo e più facile colpire. Dopo 30 anni non sapere ancora la
verità ci ferisce tantissimo. Abbiamo bisogno di verità, chi sa
non ha coraggio di parlare". Così Antonio Vullo, poliziotto
della scorta del giudice Borsellino e unico superstite della
strage, in collegamento video da via d'Amelio ha parlato
soprattutto agli studenti presenti nell'Auditorium di Isernia.
"Questo è un luogo difficile per me. Oggi, c'è l'albero della
vita voluto dalla mamma del giudice Borsellino. Lo abbiamo
piantato 30 anni e si diceva che non poteva attecchire, invece è
qui forte e visitato da centinaia di giovani". "Quando vengo da
solo - ha proseguito - sento la presenza di Paolo Borsellino, di
Emanuela Loi, di Agostino Catalano, di Walter Eddie Cosina, di
Vincenzo Li Muli, di Claudio Traina. "Non avrei voluto vedere
quello che ho visto - ha detto - mi ferisce ancora. Sento un
peso da cui non riesco a liberarmi. Sono l'unico sopravvissuto e
quando sono con chi ha perso i familiari è difficile, ma loro mi
hanno accolto come un fratello. Noi della scorta spesso veniamo
dimenticati e non è giusto per noi e non lo è per chi ora lo
diventa e per chi lo diventerà".
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