"Quel 23 maggio del 1992 ero a
riposo, lavoravo alla Volante e spesso facevo la staffetta al
giudice Giovanni Falcone. Lui era abitudinario, portava sempre
l'auto. Quel giorno a Capaci ho visto quell'auto: era
spaventosa". Lo ha raccontato, a Isernia, Giovanni La Perna,
dirigente sindacale della Polizia di Stato in servizio a Palermo
negli '90. La Perna è intervenuto anche in via d'Amelio subito
dopo la deflagrazione.
"Sapevano tutti che dopo Falcone c'era Borsellino. Sia nel mese
di maggio che nel mese di luglio del '92, a Palermo non accadeva
nulla: né rapina, né furti, nulla. Noi della Volante non
facevamo interventi e quando c'era silenzio a Palermo
significava che stava per succedere qualcosa. Di Capaci ho
saputo dalla Tivù, mentre il 19 luglio ero in servizio. Quel
pomeriggio vidi Emanuela Loi, ci salutammo e fu l'ultima volta.
Alle 16,58 sentimmo uno scoppio e vendevamo del fuoco sotto al
Monte Pellegrino. Poi arriva la nota: via d'Amelio, strage,
tutti morti. Arrivo e vedo Beirut. Vedo una donna, era Emanuela,
mi inginocchio e piango. L'avevo vista due ore prima". Non ho
dormito per 3 giorni, la mia divisa aveva odore che non
sopportavo. Per 20 anni non ho mai raccontato quello che ho
visto, ma ho rotto il silenzio perché i giovani devono sapere la
verità".
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